SCHEDE TECNICHE

Queste schede tecniche d’antiquariato sono state scritte dall’antiquario Pierdario Santoro

per la rubrica mensile edita sulla rivista “L’Informatore Europeo”. L’originale è corredato da foto e didascalie, qui non riportate.

Si ringrazia per la collaborazione la Professoressa Mara Bortolotto, perito d'Arte presso il

Tribunale di Bologna www.perito-arte-antiquariato.it

La scheda è stata curata dalla prof.ssa Gaia Santoro

La vista e l’arte. La percezione del non vedente.

Testo estratto dalla tesi di specializzazione per il TFA della prof.ssa Gaia Santoro, con l’aggiunta delle fotografie.

Nel riconoscimento della realtà immagazziniamo dati percettivi sia visivi che aptici (dal verbo greco hápto ‘connettere, mettere in contatto, toccare’), per giungere ad una percezione il più possibile completa del mondo fenomenico. La percezione ottica è caratterizzata dalla possibilità della conoscenza globale e ampiezza spaziale, che la porrebbero in una posizione di superiorità sensoriale nei confronti dell’aptica, che di contro è caratterizzata dalla frammentarietà e ristrettezza di orizzonte. Ogni percezione sensoriale è quindi collegata allo spazio circostante. Lo spazio visivo per il soggetto normodotato immobile è comunque animato e variegato; mentre per il soggetto non vedente, nelle stesse condizioni, lo spazio puramente aptico è vuoto, egli diventa quasi inconsapevole dello spazio che lo circonda e perde la sensazione di sé e di fuori di sé. Dovesse muovere il proprio corpo, avvertirebbe una massa di spazio non ben strutturata, ma che si delinea come corpo, acquistandone coscienza attraverso l’identificazione di uno spazio al di fuori di sé. Grazie a ciò diventa consapevole e percepisce l'io corporeo. L’individuo percepisce sé stesso in contrapposizione allo spazio che abita e agli oggetti con cui viene in contatto e manipola. Lo spazio è costituito da distanze, più o meno vicine o lontane, in relazione agli elementi presi in considerazione; se lo spazio vicino è esperibile per tutti, lo spazio lontano lo è primariamente per i vedenti e per coloro che hanno perso la vista in tarda età. La percezione visiva, per sua natura, si sofferma analiticamente sulle singole parti componenti una struttura, solo dopo aver effettuato una lettura inconscia immediata e globale, non esegue quindi una strutturazione intenzionale e cosciente. La percezione aptica invece, compie un’analisi delle strutture delle singole parti, per poi passare ad un'attività di sintesi, che ricostruisce la struttura unitaria dell'oggetto; parte quindi, dall’elaborazione cosciente degli elementi semplici e li unisce per acquisire un tutto strutturale. La vista è quindi percettivamente predisposta a leggere le forme, quanto il tatto a riconoscere la struttura degli oggetti. Toccando un oggetto si estrapolano il maggior numero di dati possibili impiegano il principio "stereo plastico" di Révész che riguarda il movimento di afferrare e chiudere della mano per acquisire informazioni, anche sulla materialità dell'oggetto: durezza, impressione plastica di resistenza e volume; tutti questi dati vengono appresi attraverso una serie di atti tattili sequenziali e diretti alle singole parti. La connessione delle forme e la coordinazione degli elementi, così come i processi di riproduzione, sottostanno quindi al principio di progressione dell’azione tattile. Legato a questo principio di percezione successiva è il principio cinematico, dato che il movimento è condizione fondamentale all’origine della percezione della forma, del riconoscimento degli oggetti e dell'orientamento nello spazio. L’esame aptico dell’oggetto, considera per primo l'aspetto strutturale delle singole parti, avverrà poi la costruzione delle relazioni tra le varie strutture interne e successivamente tra queste e il tutto. Un sistema di comparazione su base metrica si sviluppa per percepire invece le proporzioni tra le varie strutture intermedie, esso si serve delle funzioni statiche e dinamiche della mano, che confronta quantità spaziali e grandezze. Il non vedente riesce ad attribuire una scala di grandezza all’oggetto che esamina oltre a valutarne la simmetria, la proporzione e a leggerne la forma.

Attua due tipi di atteggiamenti: ricettivo ed intenzionale. L’intenzionale è caratterizzato da una partecipazione attiva dell'intelletto e della volontà; per avviare la conoscenza strutturale e formale degli oggetti. Con il ricettivo si formano invece forme aptiche pure. Secondo Révész, che ha teorizzato la “semplificazione e schematizzazione delle immagini aptiche nei non vedenti”, bisogna tener conto di questi processi durante la loro percezione di un oggetto; partendo quindi dall’analisi strutturale per far emergere le forme geometriche semplici che costituiscono l'oggetto. Durante l’analisi strutturale dell'oggetto, come procedimento atto a produrre il suo riconoscimento, si procede prima leggendo le strutture intermedie, componenti l'oggetto, poi le qualità specifiche dei singoli elementi, i rapporti esistenti tra le parti; arrivando a riconoscerne la struttura totale o parziale. Il non vedente procede sempre comunque ad una prima esamina globale dell’oggetto, per ottenerne un’idea sommativa ed un rinvio all’immagine tipo, e poi prosegue con l’analisi accurata dell’oggetto. Un altro metodo di lettura per il non vedente è la sintesi costruttiva; impiegata quando non sia possibile leggere la forma globale dell'oggetto con le sole percezioni aptiche. Metodo correlato all'analisi strutturale, ma che si distingue nel processo. I prodotti finali del processo costruttivo, svolto tramite l’analisi strutturale, sono la sagoma globale e la comprensione dettagliata della struttura dell’oggetto analizzato, sia nelle parti, che nel totale, e costituiti dai dati raccolti e organizzati. Un altro aspetto di notevole rilevanza nella percezione aptica è dato dalla percezione autonoma della forma. Senza questa facoltà non sarebbe possibile spiegare come i non vedenti congeniti, o con cecità acquisita nei primi anni di vita, possano riconoscere oggetti ed orientarsi fra essi; posto che loro sarebbero completamente deficitari della preconoscenza delle immagini visive e quindi mancanti della visualizzazione dell'esperienza tattile. Per il non vedente la percezione autonoma della forma riveste una fondamentale importanza; da essa ottiene gli unici dati formali che può organizzare. L’azione manipolativa, con cui indaga l'ambiente, determina e sviluppa il coordinamento neuro-muscolare e il dominio della funzione manuale. L’attività creativa ed espressiva nel bambino normodotato si manifesta soprattutto nel disegno, proprio grazie allo sviluppo del coordinamento neuro-muscolare e della funzione manuale. B. Lowenfeld ipotizza che a causa di deficit visivi si crei un limite nelle possibilità espressive e creative. Oggi sappiamo che la creazione di arti figurative e l’espressione della creatività può essere sviluppata nel non vedente, sostituendo le arti grafiche e pittoriche con quelle di modellato, con cui può esternare la propria creatività e incentivare lo sviluppo delle funzioni di coordinazione motoria e muscolare degli strumenti per lui più importanti in assoluto per rapportarsi con gli altri e conoscere il mondo, le proprie mani.

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