SCHEDE TECNICHE

Queste schede tecniche d’antiquariato sono state scritte dall’antiquario Pierdario Santoro

per la rubrica mensile edita sulla rivista “L’Informatore Europeo”. L’originale è corredato da foto e didascalie, qui non riportate.

Si ringrazia per la collaborazione la Professoressa Mara Bortolotto, perito d'Arte presso il

Tribunale di Bologna www.perito-arte-antiquariato.it

La scheda è stata curata dalla prof.ssa Gaia Santoro

 

Il ferro, seconda parte; dal Rinascimento al settecento. Tecnica, produzione artistica militare.

 

Cenni di storia delle tecniche di fusione.

Solo dalla fine del ‘300 abbiamo visto aumentare in Europa la produzione di acciaio in maniera significativa. Ciò avviene grazie alle nuove tecniche di fusione che, nel corso del secolo, applicano la forza idraulica per la ventilazione del focolare o basso forno, utilizzato per estrarre il ferro dal minerale, ricorrendo all'uso di  pale o ruote a tazze in sostituzione della forza umana. Ciò ha permesso di aumentare l'altezza dei forni fino a quattro o cinque metri. Con un forno di questa altezza e la temperatura raggiungibile dai nuovi mantici, il ferro una volta ridotto veniva unito al carbonio, producendo della ghisa, la cui temperatura di fusione (circa 1200°) è nettamente inferiore a quella del ferro puro (1538°). Abbiamo quindi ottenuto: della fusione liquida (ghisa) sul fondo della fornace, gli altiforni possono funzionare in continuo, la ghisa viene periodicamente colata, al contrario della lente di ferro pastoso, che in precedenza doveva essere estratta ogni volta per portarla alla forgiatura, fermando l’altoforno. Oltre alle armature e alle lame, furono sviluppate balestre a molla in metallo, in grado di penetrare nelle armature più spesse. Questo processo era noto in Cina da quando nel 31 d.C. Du Shi applicò la forza idraulica per azionare i mantici. D’altronde la Cina si avvantaggiò da subito dei notevoli depositi di carbone fossile al posto del carbone di legna; anche grazie ad una tecnica efficiente di estrazione del carbone residuo dalla massa fusa. Per ottenere acciaio è infatti necessario decarburare la ghisa per ossidazione in un secondo forno: questa è detta “raffinazione”. L'intero processo, che si svolge in due fasi, è chiamato "processo indiretto". Il passaggio al processo indiretto avviene tra il XIII° e il XVI° secolo nell'Europa settentrionale; ciò costituì un fattore realmente rivoluzionario. Si poterono produrre un maggior numero di strumenti agricoli o armi più efficienti, che contribuirono all'espansione agricola e demografica, ma anche alla potenza militare dell'Occidente, che diventò capace di prendere il controllo del Mediterraneo e della Terra Santa.

il mondo islamico, relativamente povero di giacimenti di minerale di ferro, fu tra i primi ad azionare le sue fucine con la forza dell’acqua e dei mulini a vento. Le prime tracce di magli idraulici le troviamo a Samarcanda (973 d.C. o prima) e nella Persia medievale, prima che la tecnica si diffondesse in tutto il mondo islamico. Questa meccanizzazione, che si stava diffondendo in Asia centrale e nella Spagna islamica nell'XI sec., si sviluppò soprattutto in Spagna nel XII secolo; consentendo nel XVII sec. la fioritura della forgia catalana. Un maglio poteva pesare tra i 300 e i 400 Kg e a seconda del peso arrivare a duecento colpi al minuto. Lindustria siderurgica europea utilizzava molto legno: per ottenere 50 kg di ferro occorrevano 200 kg di minerale e 25 metri cubi di legno; in quaranta giorni, una singola miniera di carbone poteva disboscare una foresta nel raggio di 1 km. Questo non costituì un problema finché il disboscamento fu utile per lo sviluppo dell'agricoltura, ma nel XIII sec. si raggiunse il limite: di conseguenza, il disboscamento fu sempre più controllato e sempre più regolamentato. Il prezzo del legno aumentò e si dovettero utilizzare nuovi combustibili e materiali da costruzione: carbone fossile e pietra.

 

Cenni sulla produzione artistica. Le armature

In Europa la cotta di maglia (usbergo), realizzata con maglie di ferro concatenate o rivettate, dapprima era a forma di tunica, con uno spacco anteriore e posteriore per montare; verso la seconda metà del XII sec. si aggiunsero il cappuccio e le maniche. Dal Duecento furono applicate placche di ferro, che alla fine del secolo rappresentavano la maggior parte dell'armatura. Durante il Trecento, a causa dell’aumentata potenza degli archi, si adottò l'armatura rigida, arrivando a coprire, grazie a ingegnosi e complessi snodi, la quasi totalità del corpo del cavaliere e parte del cavallo (la barda). Nel XV sec. si raggiunse il culmine della perfezione tecnica, coprendo tutto il corpo. Guanti e calzari, per garantire la mobilità, necessitavano di mesi di lavoro. Nel Cinquecento la diffusione delle armi da fuoco costrinse ad aumentarne lo spessore.  Nella prima metà del Cinquecento si arrivò al massimo del peso; spesso era necessario issare i cavalieri in sella con l'aiuto di argani. Il peso di una cotta di maglia è di circa 13 Kg, di un’armatura di 1,5-2 mm tra i 20 e i 30 kg, giungendo fino ai 45 kg. Le armature antiche sono di norma più leggere di quelle in stile, perché l’acciaio era martellato a mano, rendendolo resistente e sottile, con spessori assolutamente non uniformi; mentre nei falsi si utilizzano lamiere industriali più pesanti e martellate quel tanto da farle sembrare originali. Un completo riporta generalmente decorazioni ornamentali simili. L’armatura tedesca era generalmente più spigolosa e asimmetrica. In Italia l’arte dell’armatura raggiunge il suo più alto livello fra il 1530 e il 1590, periodo detto: “La grande maniera”; superando per qualità le contemporanee produzioni europee.

Dal XV sec. alla fine del XVII sec. maestri quali: Dürer, Holbein e altri ne disegnarono alcune tra le più sfarzose. Carpaccio, Paolo Uccello, Giorgione, ecc. illustrarono nei loro dipinti gli esempi di armature più in voga ai loro tempi. Centri famosi erano un po' dovunque: Milano, Brescia, Augsburg, Dresda, Berlino, Norimberga, Greenwich, Anversa, Parigi. Divennero famose dinastie di armaioli: gli Helmschmid, i Frauenpreis, i Seusenhofer, i Witz, i Kirkner, i Bellino, i Figino, i Meraviglia, i Da Merate e la grande dinastia dei Missaglia. L’armatura diviene ornamento per giostre e tornei, simbolo di potenza e ricchezza.

Il Giappone è il solo a sviluppare una civiltà militare paragonabile a quella europea e islamica. L’armatura si ispira costantemente a un'immagine architettonica, in cui le varie parti erano tese a un'organica e armonica idea costruttiva. Il guerriero giapponese è una forma viva, racchiuso in complesse sovrastrutture, atte a celare la disposizione degli organismi interni del corpo con un acceso cromatismo di lacche e di sete. La laccatura delle lamelle costituiva una funzione protettiva dalla ruggine, oltre a quella ornamentale. Con l’avvento dei moschetti, largamente impiegati dalle milizie imperiali, l’aspetto estetico atto a dimostrare il rango del samurai si accentua ulteriormente. La Cina generalmente presenta armature più leggere, destinate più all’apparenza. In area islamica agli inizi del XIV secolo, nelle miniature compaiono numerosi ritratti di guerrieri rivestiti da armature dorate e finemente incise, montati su cavalli, anch'essi bardati e sellati lussuosamente.  

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