SCHEDE TECNICHE

Queste schede tecniche d’antiquariato sono state scritte dall’antiquario Pierdario Santoro

per la rubrica mensile edita sulla rivista “L’Informatore Europeo”. L’originale è corredato da foto e didascalie, qui non riportate.

Si ringrazia per la collaborazione la Professoressa Mara Bortolotto, perito d'Arte presso il

Tribunale di Bologna www.perito-arte-antiquariato.it

La scheda è stata curata dalla prof.ssa Gaia Santoro

Il ferro, dalla preistoria al Rinascimento.

Numero atomico 26. Il suo simbolo Fe è un'abbreviazione della parola ferrum, il nome latino del metallo. Bisogna distinguere il ferro, o acciaio, dalla ghisa. Il ferro ha una percentuale di carbonio inferiore al 2% e temperatura di fusione di 1538 gradi e si presta ad essere temprato, la ghisa percentuale di carbonio tra il 2 e il 5,9 % e temperatura di fusione di 1150 gradi e si presta ad essere colata, fu prodotta solo dal XII secolo d.C..

Nell’antichità il ferro meteorico (ad alto contenuto di nichel) fu lavorato contemporaneamente al bronzo. Alcune perline di ferro meteorico sono state rinvenute nel 1911, in un cimitero vicino al fiume Nilo, risalenti al 3300 a.C. All’epoca dei faraoni, si credeva che gli dèi avessero le ossa di ferro. Convinzione che il ferro meteorico può aver ispirato; tali meteoriti cadute dal cielo forse furono interpretate come i resti fisici degli dèi che cadevano sulla Terra. La fusione del ferro, utilizzando i suoi ossidi, necessita di una tecnologia che comparve a partire dal 1200 a.C. Probabilmente le prime estrazioni casuali avvennero nei “bassi fuochi” (forni) utilizzati per la fusione del bronzo. Nei forni per produrre il bronzo non si riusciva a raggiungere la temperatura di fusione del ferro (1538 °C). L’utilizzo del carbone di legna rese possibile l’aumento della temperatura riuscendo a separare il ferro dalle scorie e di creare ferro spugnoso, un agglomerato di materiale definito “bluma” che contiene ferro metallico, carbone, resti di scorie e cenere.  La fusione del ferro e la capacità di lavorarlo originarono una nuova epoca di tecnologia militare e civile. Le proprietà del ferro puro sono simili a quelle del bronzo (forte malleabilità e scarsa durezza), ma combinandolo con carbonio o altri elementi diviene estremamente versatile e resistente. Il ferro puro o battuto, ad esempio, non tiene la tempra; percentuali di carbonio inferiori allo 0,25%. È necessario unire una piccola dose di carbonio (fino al 2,11%), per trasformarlo in acciaio, lega più dura e fragile del ferro dolce ma temprabile a caldo, ideale per ottenere il bordo affilato, necessario alle armi e ad ogni strumento da taglio.

I minerali utilizzati più comunemente nell’antichità in Europa erano principalmente tre:

-Magnetite: si trova generalmente in piccoli depositi ed è relativamente raro;

-Ematite: utilizzato largamente nei tempi antichi per via della sua facile reperibilità.

-Limonite: ampiamente utilizzata per millenni come seconda fonte principale di ossidi di. 

Nonostante la sua maggior resistenza, il ferro fu a lungo considerato un materiale raro a causa delle difficoltà di estrazione e di lavorazione: le sue prime testimonianze si hanno in Africa: Egitto e Mesopotamia, poi, attraverso l’Asia minore, in Sicilia e Europa centrale. Qui, dal 1000 al 700 a. C., in Grecia troviamo una sua rara presenza, mentre in Etruria gli Etruschi cominciavano ad utilizzare le risorse di ferro dei popoli conquistati: quella dell’isola d’Elba fu la maggiore tra queste. I rilevamenti più importanti, antichi e meglio conservati sono quelli delle necropoli, in cui si assiste ad una vasta produzione di oggetti di uso quotidiano. I romani lo utilizzarono oltre che per le armi anche per oggetti d’arredamento. 

È nel Medioevo che si affermò il ferro battuto, nonostante la materia prima continuasse a scarseggiare: i popoli barbarici, che lavoravano il ferro solo per forgiare armi, mescolatisi al popolo romano ne acquisirono usi e tradizioni, usandolo d’ora in poi anche per ornamenti e suppellettili di vario genere e di uso quotidiano. Solo dal tardo Medioevo con l’introduzione di mantici idraulici, la pressione dell’aria immessa nei forni aumento tanto da rendere possibile un aumento della temperatura di fusione; con una seconda ricottura del materiale, detta affinaggio, si riuscì a produrre materiale più malleabile; in tal modo si riuscì anche a modellare il metallo battendo lamine sottili contro conii figurati. Anche per la forgiatura si iniziarono a utilizzare magli idraulici.  Nel trecento in Germania fu utilizzato anche il sistema di traforo a sega, ottenendo decorazioni geometriche. A partire dal Cinquecento si riuscì anche a colare il metallo fuso entro stampi; tecnica perfezionata in particolare dal Settecento. La superfice può essere incisa a bulino o all’acquaforte, niellata, e ageminata. Soprattutto i fabbri Germanici acquisirono importanza, con le loro opere dalle forme tipiche rigide e squadrate, mentre in Francia anche nei secoli successivi, fino al Settecento, si avviò la produzione di cancellate, inferriate, ringhiere per scale e ferri per i pozzi battuti a mano. 

Anche in Italia si ebbe un grande sviluppo della lavorazione del ferro grazie all’integrazione tra popolazioni romane e barbariche, che introdussero nuove tecniche e strumenti di lavoro. Qui nel corso di Medioevo e Rinascimento, fino all’età barocca, l’uso del ferro è sempre più richiesto, mantenendo uno stile più classico rispetto a quello delle altre parti d’Europa. Nel Rinascimento il ferro fu utilizzato in particolar modo per le armi e per i forzieri. Famosi quelli detti di Norimberga, caratteristici per le ridotte dimensioni oltre che per la raffinata esecuzione. In Italia se ne fece un grande uso con serrature complesse. Foto 12. Non mancano gli esempi di manufatti in ferro battuto destinati all’esterno dei palazzi nobiliari. In Oriente esistono numerosi manufatti in ferro tra cui forse il più sbalorditivo è la colonna di ferro di Delhi. 

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