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Nazario Sauro 14/b
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Queste schede tecniche d’antiquariato sono
state scritte dall’antiquario Pierdario Santoro
per la rubrica mensile edita sulla rivista
“L’Informatore Europeo”. L’originale è corredato da foto e didascalie, qui non
riportate.
Si
ringrazia per la collaborazione la Professoressa Mara Bortolotto, perito d'Arte
presso il Tribunale di Bologna (www.peritoarte.it).
Scheda di approfondimento.
I
bastoni parte seconda “la storia dal Settecento a oggi”.
Nel corso del Settecento il bastone incominciò a
sostituire la spada, fino ad allora obbligatoria al fianco dei nobili, quale
segno distintivo del loro rango. Ad esempio i maggiordomi, essendo nobili
poveri al servizio di quelli più agiati, adempievano alle loro funzioni sempre
con lo spadino al fianco. Le alte acconciature ed i tacchi, che potevano
superare i venti centimetri obbligarono sempre più le dame ad appoggiarsi ad un
bastone per poter mantenere un portamento elegante. Napoleone tornò ad
affidargli il ruolo di simbolo dell’imperio. Tutti ricordiamo la sua celebre frase
“dentro ogni zaino alloggia un bastone da maresciallo”. La parziale
meccanizzazione dell’industria rese, dopo il 1830, i bastoni di uso più comune
e ne consentì la diffusione in ceti meno abbienti; trasformandoli in un
accessorio di moda indispensabile nel corredo di qualsiasi persona, che
possedesse un abito presentabile. Con Luigi Filippo cominciò l’età dell’oro del
bastone, che durò fino al suo apogeo all’inizio del Novecento. Il bastone era
talmente entrato nella consuetudine, che innumerevoli sono state le sue
citazioni letterarie, come quelle di Balzac e Proust. Il XIX secolo vide lo
sviluppo più completo del bastone. La persona elegante ne possedeva per tutte
le occasioni: da mattino, per la passeggiata prima di pranzo, da pomeriggio, da
sera, da notte, da viaggio, per la passeggiata nel bosco, per le visite, ecc. Parigi
fu il centro principale di fabbricazione e l’incontrastata capitale del gusto;
dove lavoravano nel settore circa mille persone, in prevalenza uomini, con una
produzione annua di quasi cinque milioni di pezzi. Nel corso del secolo furono
sempre meno utilizzati dalle dame, che li sostituirono progressivamente con
graziosi e sofisticati ombrellini parasole. Sempre nell’Ottocento assistiamo
anche alla produzione di bastoni commemorativi o ricordo fabbricati in occasione di particolari eventi o nei pressi
di determinati luoghi; un po’ come ancora avviene per i bastoni da montagna.
Questa produzione poteva anche essere stata quantitativamente importante, come
quella in occasione dell’esposizione universale di Parigi, che vide la
fabbricazione di decine di modelli riportanti tale marchio commemorativo. Per
contro la fragilità di un’esecuzione commerciale e il poco valore economico
hanno comportato la distruzione della gran parte di tali oggetti; rendendoli
oggi ambiti cimeli da collezione. Analogo destino è toccato ai bastoni a sistema (sono quelli celanti al loro
interno svariati oggetti), che, soprattutto a causa della loro scarsa
estetica, furono precocemente
abbandonati privi dei loro accessori ormai destinati ad essere utilizzati
altrove. Nella prima parte del Novecento, il bastone resistette e addirittura
accentuò questo ruolo di elemento distintivo dell’eleganza, definitivamente
lontano da qualsiasi uso pratico. Tutti ricordiamo la nostalgica figura di
Gastone “col cilindro per cappello” ed il bastone col pomolo di cristallo. La
seconda guerra mondiale ne decretò la fine. Il bastone si compone
principalmente di tre elementi. su cui maggiormente si concentra la fantasia ed
il pregio della lavorazione. L’impugnatura. Il fusto. Il puntale. Spesso lo
compongono altri tre elementi meno decorativi: l’anello o ghiera tra
l’impugnatura ed il fusto, l’occhiello sotto la ghiera, ed il laccio per il
polso passante dentro l’occhiello. Varie
sono le tipologie dell’impugnatura. Quella a pomolo sferoidale, che deriva tale
appellativo dal terminale dell’impugnatura della spada, ornato il più sovente
con motivi Luigi XV, su fusto dritto è denominato Milord. Ricurvo a forma di becco di corvo, detto in francese Corbin, derivato dal pastorale,
proseguimento del fusto appositamente curvato o pezzo a parte lavorato di vari
materiali; può essere portato appeso al braccio. A t o Tau con funzione di comodo appoggio, può essere ricavato
direttamente dalla biforcazione del ramo, una delle tipologie più antiche, o
fabbricato separatamente dal fusto; verso il 1880 assunse la forma di una esse
allungata, e prese allora il nome di Opera.
Molto diffuse le impugnature a testa di animale, in particolare di cane. Molte
hanno fattezze umane, a volte di ritratti di personaggi famosi, a volte
semplici parti anatomiche; tra quest’ultime quelle in forma fallica, forse
segno di riconoscimento tra gli omosessuali. Molte impugnature hanno fattezze
femminili, particolarmente in epoca liberty non sono rare quelle decisamente
sensuali con interi corpi nudi. l’avorio è stato uno dei materiali più
utilizzato per le impugnature. Esso ha differente colore e grana a seconda
della provenienza (per una descrizione dettagliata vedi le tre schede
sull’avorio già pubblicate sull’Informatore); qui ricordiamo che per sbiancare
l’avorio ingiallito spesso è sufficiente esporlo alla luce del sole, ma si può
anche immergerlo in una poltiglia di pomice calcinata e poi esporlo ancora
umido sotto una campana di vetro al sole. La lavorazione per la sgrossatura era
dapprima meccanica, e poi manuale. Si utilizzò anche l’osso, ma il risultato è
molto più scadente. Anche l’avorio vegetale fu abbondantemente utilizzato (vedi
sempre schede citate). Se ne fecero anche di celluloide (nitrocellulosa
al 10-11% di azoto,
plastificata con canfora),
inventata nel 1868 dall’americano John Wesley Hyat,
che originalmente la ottenne sottoponendo a pressione degli stracci di cotone e
pezzi di carta amalgamati con canfora. Lo stabilimento francese arrivò a
produrne sessanta tonnellate all’anno. Altri materiali sintetici furono
utilizzati: avoriolina, ebanite, ecc, e infine la moderna plastica. Il corno è
tratto dai bufali, dai bovini, dagli zoccoli degli equini e dalle capre, che è
il più simile alla tartaruga. Esso è
utilizzato in pezzi interi sia per l’impugnatura che per il fusto; oppure,
essendo cavo, doveva essere lavorato. Il corno è dapprima lasciato macerare in
acqua, poi tagliato lungo un lato è riscaldato sul fuoco, così ammorbidito è
srotolato e spianato sotto una pressa. Si procede quindi ad una raschiatura
delle superfici, ripetutamente ammorbidito in acqua bollente e pressato gli si
conferisce un aspetto compatto e quasi trasparente. In fine si lavorano le
lastre così ottenute. Si utilizzavano per le impugnature: ogni tipo di metallo,
il cristallo di rocca, il cristallo ed il vetro ed anche la madreperla, le
pietre dure, i gusci d’uovo, ecc. Fu pure impiegata, altrettanto preziosa che
l’oro, la porcellana. Ugualmente variate le tipologie dei fusti. Si adoperavano
molte essenze locali: agrifoglio, bosso, ciliegio, corniolo, frassino, mirto,
nespolo, noce, nocciolo, prugnolo, rovere, ulivo, ecc; e altrettante esotiche: amaranto,
ebano, mogano, palma, palissandro, thuya, ecc. Particolare importanza ebbero la
canna europea, il bamboo e il giunco della Malacca nelle sue varietà, detto
volgarmente malacca. Dal grande uso che di esse se ne fece, soprattutto in
epoca Liberty, derivò, per i bastoni da passeggio, il termine generico di
canne.
Una tipologia particolare è quella dei bastoni a
sistema, ovvero contenenti all’interno del pomo o della canna accessori. Il più
comune, ma anche il più prezioso fu il bastone includente un orologio: sia del
tipo solare che di quello meccanico. Tutto può essere contenuto o nascosto:
portacipria, portarossetto, portasigari e sigarette, penne e calamai, sistemi
di misurazione più o meno professionali, denaro, ventagli, accessori per
dipingere, sedili pieghevoli, binocoli da teatro, ecc. Una categoria a parte è
quella dei bastoni da difesa, divisi in mazze con impugnature atte a rompere
testa o ossa e porta-armi interne: pistole, fucili e soprattutto lame di varie
dimensioni (in questo caso i bastoni si chiamano animati). Una categoria
curiosa è quella dei bastoni politici: sia con pomi scolpiti ad immagine di
vari personaggi, sia quelli nascosti in cui il profilo del personaggio appare
solo come ombra proiettata, sia con simbologie palesi o celate. Da ultimo un
cenno ai bastoni popolari, che videro abbellire soprattutto con intagli e
scolpiture di gusto naif, ma non privo di sensibilità e carattere, oggetti
spesso carenti di materiali preziosi e di raffinata esecuzione, molto
espressivi e quasi sempre pregni di salace bonomia.