Bologna, via
Nazario Sauro 14/b
Tel. 051260619
3356635498 3358495248
Queste schede tecniche d’antiquariato sono
state scritte dall’antiquario Pierdario Santoro
per la rubrica mensile edita sulla rivista
“L’Informatore Europeo”. L’originale è corredato da foto e didascalie, qui non
riportate.
Si
ringrazia per la collaborazione la Professoressa Mara Bortolotto, perito d'Arte
presso il Tribunale di Bologna (www.peritoarte.it).
Scheda di approfondimento.
In
questa scheda illustriamo le modalità di intervento per il restauro
dell’affresco del Crocefisso trecentesco di Giuliano da Rimini, collocato
presso la sala capitolare della Chiesa dei Servi di Maria di Forlì, eseguito da
Lorena e Luigi Moretto, via Pillo, Medicina, tel. 051850226. Riportiamo
interamente la relazione. La documentazione fotografica più significativa è
stata introdotta nel testo per renderlo più chiaro.
Il restauro di un affresco,
parte seconda.
IL
RESTAURO
È
nato ovviamente ed innanzitutto per ragioni conservative: il supporto su cui
era stato adagiato l’affresco al momento del distacco come abbiamo descritto,
stava creando seri problemi di assorbimento di umidità con conseguente
fuoriuscita di sali, compromettendo ulteriormente il suo stato di
conservazione, aumentandone il deterioramento e col tempo forse, la sua stessa
sopravvivenza. il vecchio supporto è stato sostituito con uno nuovo, molto più
leggero e con proprietà isolanti. Oltre all’intervento di risanamento, ovvero
conservativo, ne è stato eseguito uno di tipo estetico, con la ricostruzione di
alcune parti mancanti, nell’intento di restituire all’affresco una maggiore
leggibilità: una sorta di risarcimento morale, visto lo stato di forte compromissione
in cui purtroppo è giunto fino a noi; dovuto alle varie traversie subite nel
corso dei secoli. Il percorso di un restauro è sempre molto difficile, perché
deve tener conto di moltissimi fattori ed è spesso un percorso ad ostacoli, in
ogni modo il suo scopo principale rimane sempre e comunque, quello di
salvaguardia dell’opera, della sua memoria storica di ciò che è stato e si
spera possa continuare ad essere per moltissimo tempo. Una volta rimosso
l’affresco dalla sua collocazione originaria, le fasi di restauro si sono così
articolate: Fissaggio preventivo: i sollevamenti e i distacchi del colore sono
stati fissati preventivamente mediante iniezioni di emulsione acrilica.
Protezione preventiva: prima di dare inizio alle varie operazioni, la superficie
è stata protetta da un leggero strato di gomma vegetale del tipo incolore,
ovvero sbiancata (facilmente rimovibile con solventi volatili, da non
impregnare la superficie). Velinatura protettiva: è stata fatta mediante
l’applicazione procedendo per strati, di due tipi di tela: la prima di mussola,
a trama fitta per evitare il rischio di impronta, la seconda, più resistente,
in tela di lino: applicate entrambe con colla organica e in aggiunta della
melassa per attenuarne la rigidità. Smontaggio e rimozione del vecchio
supporto: una volta protetta la superficie, l’affresco, preventivamente
assicurato ad una controforma in polistirolo espanso, è stato capovolto, in
modo da poter lavorare comodamente sul retro senza provocare ripercussioni
traumatiche sul davanti: si è dato così inizio alla rimozione del supporto in
gesso: avvenuto in modo graduale, procedendo mediante piccoli sezionamenti,
utilizzando delle sgorbie e inumidendo preventivamente in modo da facilitare
l’asportazione. In seguito, sono stati eliminati il telaio, la rete metallica e
il restante gesso. Alla fine di questa operazione, la quantità di materiale
asportato è risultato di circa 100 kg. Consolidamento: si è proceduto quindi al
consolidamento e all’isolamento dello strato di malta originale e del colore,
mediante l’incollaggio di una tela. Applicazione del nuovo supporto: prima di
procedere all’applicazione del nuovo supporto, è stato inserito sul retro
dell’affresco, uno strato di polistirolo spesso 2 cm. (lo spessore è stato
imposto dalla condizione di dislivello dell’intonaco del retro, in
corrispondenza dell’aureola del Cristo), allo scopo di creare una sorta di
membrana intermedia (strato di sacrificio), tra questo ed il nuovo supporto,
tale da garantirne la reversibilità. Il nuovo supporto, le cui peculiarità sono
la leggerezza e una buona resistenza, consiste in un’anima a nido d’ape dì
alluminio e da superfici di pelli in fibra di vetro: spesso l5 mm., è stato
applicato per mezzo di un adesivo a base di resina. Rimozione della velinatura:
una volta assicurato l’affresco al supporto nuovo, questo è stato ricapovolto,
in modo da liberare la superficie dalla controforma e dalle due tele di
protezione, che è avvenuto bagnando queste leggermente. Pulitura della
superficie: è stata eseguita per gradi, utilizzando in gran parte miscele a
base di enzimi naturali e con l’ausilio del bisturi; procedendo alla rimozione
dello sporco e all’asportazione di vecchie stuccature e di alcune ridipinture
fortemente alterate o che creavano notevole disturbo visivo; escludendo e
quindi conservando le zone di tamponatura del vecchio intervento di distacco in
cui sono presenti sia l’impronta della tela che tracce di colore. Stuccatura
delle lacune: per le stuccature è stata usata una malta a base di calce,
polvere di risulta dell’intonaco originale e in aggiunta altri tipi di inerti
in modo da ottenere una granulometria il più possibile vicina a quella
dell’intonaco preesistente. Per la ricostruzione dell’aureola del Cristo
invece, si è utilizzato una malta pigmentata: con degli inerti aventi gli
stessi colori dì quelli che vengono solitamente usati nelle integrazioni
pittoriche, per la selezione ad oro. Lo scopo è quello di creare una sorta di
zona neutra che ben si integri con tutto il resto. Integrazione pittorica: è
stata eseguita secondo il metodo competitivo, per mezzo di colori ad acquerello
(quindi estremamente reversibili), con la chiusura delle lacune medie e
piccole, e con la ricostruzione di quelle parti fortemente compromesse a
livello visivo; con l’intento di riconferire continuità e omogeneità di lettura
all’insieme della composizione. Un discorso a parte merita la ricostruzione
delle mani (tristemente mutilate), per le quali è stato necessario una ricerca
stilistica: prendendo in esame un’altro Crocifisso trecentesco (tempera su
tavola), dipinto però da Giovanni Da Rimini che sì trova ora presso il Museo
Civico di Rimini un tempo appartenuto al Marchese Adauto Diotiallevi, ci siamo
accorti osservandolo attentamente che le mani seppure invertite, coincidevano
perfettamente con quelle dipinte da Giuliano. Da qui la decisione di ricavarne
un cartone da utilizzare per ridisegnare le mani mancanti. A conclusione di
tutte le operazioni sono stati inseriti lungo ¡ bordi dell’affresco, dei
listelli in alluminio (meccati), per conferire al tutto una maggiore stabilità
ed anche una migliore presentazione estetica.