SCHEDE TECNICHE

Queste schede tecniche d’antiquariato sono state scritte dall’antiquario Pierdario Santoro

per la rubrica mensile edita sulla rivista “L’Informatore Europeo”. L’originale è corredato da foto e didascalie, qui non riportate.

Si ringrazia per la collaborazione la Professoressa Mara Bortolotto, perito d'Arte presso il

Tribunale di Bologna www.perito-arte-antiquariato.it

 

Chiavi e serramenti, seconda parte.

Il Settecento porta ad una notevole evoluzione stilistica, che, però non comportò radicali evoluzioni tecniche.

In Germania la serratura termina con un mezzo tondo o è polilobata, con bussole che raggiungono la massima complessità e chiavistelli multipli mossi da un’unica chiave. Sono sempre eseguite con grande abilità, ma restano relativamente massicce.

L’avvento del Rococò porta anche le serrature e le chiavi a adeguarsi alle esigenze del nuovo stile ed a divenire più leggiadre ed eleganti in armonia con le porte ed i mobili cui sono applicate.

In Francia la scatola è rettangolare applicata sporgente; spesso essa è realizzata fusa in terra in ottone, a volte anche cera persa (vedi la scheda tecnica precedentemente pubblicata sulle tecniche di fusione). Se ne fecero anche in ghisa dorata (René Ferchault de Réaumur, 1683-1757, realizzò la fusione della ghisa malleabile). Esse sono quindi molto raffinate spesso cesellate ed appunto dorate. Il serrurier spesso firma queste vere e proprie opere d’arte. Analogamente anche le cremonesi (sono così chiamati i congegni per la chiusura dei battenti, formati da aste verticali i cui estremi entrano in fori degli infissi) si impreziosiscono, soprattutto nelle impugnature, che diventano vere e proprie sculture. L’esigenza della sicurezza porta alla creazione di modelli decisamente fantasiosi, come la serratura acchiappa ladri nella quale due robuste ganasce intrappolavano il polso, se si introduceva una chiave falsa od un grimaldello. Si produssero anche congegni complicatissimi ed al limite della bizzarria, collegati ad orologi, segreti e complicazioni di ogni genere; simili a quello che in un famoso film Alberto Sordi nella parte dell’avaro si fa costruire da due ingegneri tedeschi. Nel Settecento si raggiunge l’apice dell’arte del serraturiere. La tecnica e l’estetica raggiungono il loro massimo. Una serratura di qualità, che raggiungesse livelli di sicurezza accettabili necessitava di almeno due anni di lavoro. Il Settecento fu un secolo di cambiamenti radicali. Cominciato con il più assolutista dei sovrani Luigi XIV, che concede nel 1707 alla corporazione dei serraturieri di fregiarsi di uno stemma; e conclusosi con la decapitazione di Luigi XVI, che propose nel 1776 l’abolizione della stessa corporazione, abolizione rifiutata dal Parlamento e promulgata poi da quei rivoluzionari, che lo avevano appena giustiziato.

In Inghilterra grazie al connubio tra borghesia e nobiltà nella gestione degli affari e delle imprese commerciali si assiste ad una generale maggiore attenzione alle realizzazioni industriali. Di ciò si avvantaggia anche il comparto delle serrature ed in particolare nelle chiavi si afferma un modello, che avrà grande successo anche nel resto d’Europa. Lo stelo è allungato e tornito ad anelli il capitello a palla e l’impugnatura simmetricamente traforata è ampia ed elegante. Robert Barron per primo rivoluziona nel 1774 con la serratura a leve la sicurezza delle serrature. Egli pone delle lastrine allineate di diversa sagoma, provviste di un perno, che si inserisce in una griglia ricavato nel chiavistello, e spinte da molle che devono essere sollevate contemporaneamente dalla chiave, che deve presentare scanalature perfettamente allineate al decimo di millimetro sulla cima della mannaia, per sbloccare il chiavistello. Questo sistema introduce per la prima volta gli ingegni mobili della toppa e permette una fabbricazione degli stessi decisamente più economica. Jeremiah Chubb nel 1818 aggiunge alla serratura di Barron una leva il detector in grado di bloccare la serratura, avvertendo il proprietario del tentativo di effrazione, insieme all’introduzione di ben sei leve le combinazioni possibili divenivano oltre centomila. Un altro grande inventore Joseph Bramah nel 1788 brevetta la serratura con chiave a pompa, in cui la chiave deve spingere contemporaneamente (con il movimento tipico di una pompa) diversi perni posti circolarmente intorno all’asse del perno centrale, prima di poter ruotare; le serrature originali mostrano un numero pari di cursori, di norma quattro, e solo dopo il 1816, decaduto il brevetto, essi possono essere di numero dispari. Questa serratura resistette a tutti i tentativi di effrazione per più di cinquanta anni.

L’Ottocento vede il progressivo abbandono dell’estetica a favore della tecnica e della sicurezza. Sono le casseforti e le banche a custodire il danaro. Esse devono resistere agli esplosivi ed al fuoco oltre ad essere fornite di serrature efficaci. In settanta anni fino alla metà del secolo sono brevettati settanta diversi modelli di serrature. La serratura di Hobbs del 1853 soppianta quella di Barron ed è la più usata fino alla fine del secolo per le serrature di qualità. Essa sposta il perno sporgente sul chiavistello e la cremagliera sulle leve, che sono normalmente in numero di quattro. Sempre nella seconda metà del secolo fu inventata la chiave parautopic a mappa componibile, che non è mai stata violata. Linus Yale (1821-68) perfeziona la serratura già presentata dal padre all’esposizione di Londra del 1815 e la brevetta nel 1865. Come abbiamo già accennato nella scheda precedente, egli ritorna teoricamente al sistema delle antiche chiavi Laconiche. La chiave introducendosi solleva i pistoncini, pressati da molle; la novità rivoluzionaria consiste nel fatto che a questo punto è libero di ruotare l’intero bariletto, realizzato in ottone fuso, che è direttamente connesso al chiavistello, è esso che lo aziona e non più come in precedenza la chiave. Le possibili combinazioni sono decine di milioni. I grandi vantaggi sono costituiti dalla possibilità di sostituire il bariletto, che è intercambiabile e montato senza alcun perno o vite, tenuto in posizione da due semi cerchi flessibili alloggiati sporgenti nello stesso. Ad una serratura pratica sicura ed economica si aggiunge l’innovazione della chiave, che è piatta e di dimensioni ridotte. Il primo tipo di chiave Yale dal 1865 al 1883 fu di tipo piatto con impugnatura trilobata, poi sino al 1899 si stampò in lamiera il tipo detto corrugato, sempre con impugnatura trilobata, presentava le tipiche scanalature della chiave che conosciamo ed usiamo tuttora invariata da allora, detta paracentrica. Essa permise la fabbricazione in grandissima serie ed è stata utilizzata universalmente soprattutto per le porte e meno frequentemente nei mobili. Nel 1840 Alexandre Fichet brevetta la chiusura a combinazione. Nel 1868 in America si aggiunse alla serratura a dischi a combinazione numerica una a combinazione cronometrica. Nel 1871 nasce la serratura con chiave a doppia mappa.

Con il Novecento la chiave e la serratura meccanica volgono lentamente al declino sostituite progressivamente da sistemi di lettura magnetica e poi elettronica, anche se la sopravvivenza della chiave sarà ancora lunga, ma usciamo dall’ambito antiquario.

Ricordiamo brevemente che esistono tante chiavi senza serrature. Sono quelle innumerevoli destinate a vari sistemi di carica, dagli orologi ai carillon, dalle balestre, agli archibugi, ecc. Ve ne sono poi di tutti i tipi da quelle dei meccanici, come quella detta chiaveinglese, a quelle per azionare i più vari meccanismi. Infine una vasta categoria è rappresentata da chiavi simboliche, come quelle da ciambellano o le chiavi delle città.

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