SCHEDE TECNICHE

SCHEDE TECNICHE

Queste schede tecniche d’antiquariato sono state scritte dall’antiquario Pierdario Santoro

per la rubrica mensile edita sulla rivista “L’Informatore Europeo”. L’originale è corredato da foto e didascalie, qui non riportate.

Si ringrazia per la collaborazione la Professoressa Mara Bortolotto, perito d'Arte presso il

 

Tribunale di Bologna www.perito-arte-antiquariato.it

 

Estratto dal manuale: “LA PAGLIA DI VIENNA” manuale pratico di intreccio e intessiture – Carlo Gardini Edizioni FLORA

È nella seconda metà dell’ottocento che in tutta Europa si inizia a parlare di “paglia di Vienna”. La terminologia si riferisce ad un particolare intreccio di fibre, legato al successo commerciale di manufatti (sedie, poltrone, divani…) in legno curvato a vapore, prodotti inizialmente nelle fabbriche austriache della Gebrüder Thonet e vendute in tutto il mondo. Michael Thonet è l’antesignano artigiano-imprenditore, un primo industrial-designer dei suoi prodotti e delle macchine a vapore, stampi in ghisa, che rendono possibile la curvatura del legno dapprima lamellare, poi massello. Organizza razionalmente una produzione in serie e una capillare rete commerciale sostenuta da continui aggiornamenti della produzione sulla rivista “Zentral-Anzeiger”. Questa tipologia d’intreccio “a nido d’ape” è già presente in Europa su sedute e schienali di manufatti del XVII sec., grazie ai commercianti navigatori olandesi. Viene scelta in contrapposizione alle pesanti ambientazioni imposte dai tappezzieri-arredatori dell’ottocento, in quanto le leggere superfici a maglie ottagonali garantiscono igiene, pulizia e aerazione unite ad un buon confort e ben si accompagnano alla essenziale funzionalità dei profili in legno curvato. Queste superfici incannucciate, per lungo tempo prerogativa dell’alta borghesia e nobiltà, caratterizzano l’arredamento dei famosi caffè viennesi, punto d’incontro della società borghese e intellettuale, che si rivelano come cassa di risonanza incredibile; invadono ogni angolo privato e pubblico, identificandosi come “sedie di Vienna”, “sedie alla viennese” o “sedie con la paglia di Vienna”. In realtà il materiale naturale è di importazione, in quanto si ricava trafilando il fusto compatto a nodi poco marcati di palme rampicanti equatoriali: si ottengono sottili strisce di fibre di varia larghezza (da 1,5 a 5 mm) raccolte in matasse da 500 g. Fragili a secco, acquistano flessibilità e maneggevolezza alla curvatura mantenendole umide durante la tessitura: un telaio medio di 65/70 fori distribuiti lungo il bordo richiede circa g 100 di materiale complessivo, incidendo per un terzo sul costo della sedia finita, unitamente alla manodopera di carattere “storicamente” femminile, considerata “a cottimo” e sottopagata secondo l’equazione: lavoro a basso costo uguale a poca professionalità. La realtà è ben diversa e una non corretta esecuzione può portare danni alla seduta compromettendone il valore venale e storico. Una sedia di Chiavari richiede una tessitura compatta. con lavorazione diversa rispetto ad una Thonet, ma c’è anche un tema d’epoca considerando il materiale utilizzato e le sezioni di grandezza. Ben venga dunque un manuale che ci ricordi la tradizione di questa lavorazione, tramandata per lo più oralmente da tempo; che porti una evoluzione nel metodo e nei mezzi da utilizzare per coadiuvare e rendere più rapida e semplice la manualità; che soprattutto mantenga viva l’importanza di una lavorazione di alto artigianato. Questo recente manuale pratico di tessitura “viennese” mantiene viva ed arricchisce con indicazioni innovative la manualità tramandata all’interno del laboratorio famigliare.

Nella PARTE PRIMA , l’intreccio “Penelope” a quattro fibre, è realizzato in varie metodiche mediante l’utilizzazione di aste metalliche flessibili. Le tecniche descritte sono messe a fuoco dalla curiosità verso soluzioni migliorative e dalla propensione alla ricerca sperimentale, verificando la validità di maggior efficienza (minor tempo di esecuzione), comparata al metodo precedente. Le argomentazioni si configurano come un vero e proprio manuale pratico, la cui lettura interpretativa è facilitata da sequenze progressive di “foto di laboratorio” che illustrano la dinamica operativa nelle diverse fasi dell’intreccio.

L’utilizzo del telaio metallico girevole “Brevola” (Foto. 8), di ideazione e realizzazione dell’autore, rappresenta la conseguente sintesi finale di semplicità e facilità esecutiva, risolvendo il ripetuto alternarsi sopra/sotto d’intreccio trama-ordito. Ai lati si crea ad ogni rotazione “un tunnel” fra le fibre, in cui viene inserita l’asta metallica con rapido trascinamento lineare.

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