SCHEDE TECNICHE

SCHEDE TECNICHE

Queste schede tecniche d’antiquariato sono state scritte dall’antiquario Pierdario Santoro

per la rubrica mensile edita sulla rivista “L’Informatore Europeo”. L’originale è corredato da foto e didascalie, qui non riportate.

Si ringrazia per la collaborazione la Professoressa Mara Bortolotto, perito d'Arte presso il

 

Tribunale di Bologna www.perito-arte-antiquariato.it

 

Gli orologi da persona, Seconda parte. Dalla molla spirale nel 1674 agli orologi fantasia della seconda metà del Settecento.

Nel periodo che va dall'inizio del XVI secolo fino al 1660-1680, la sontuosa bellezza della decorazione dell'orologio e l'arte della sua esecuzione, purtroppo, superarono di gran lunga il livello di precisione dei meccanismi che ospitavano. Un orologio era attendibile solo in misura limitata e, talvolta, doveva essere regolato dal suono delle campane o dall'osservazione di orologi pubblici, anche più volte al giorno.  A Christiaan Huygens, 1629-95, matematico e fisico olandese, è attribuita l’applicazione del pendolo, inventato da Galileo, agli orologi fissi e l’invenzione della spirale, applicata al bilanciere, per gli orologi portatili. Nel 1673 pubblicò "Horologium Oscillatorium sive de motu pendulorum" che gli consentì di brevettare l'applicazione del pendolo. E servendosi dell'opera dell'orologiaio francese Isaac Thuret, 1639-1706, riuscì a brevettare la molla spirale. Con lo sviluppo di questi due invenzioni, il pendolo per gli orologi fissi e un equilibrato movimento circolare condizionato dalla contrazione e dall'espansione della molla spirale, Huygens fece dell'orologeria, oltre che un'arte, una scienza. Da quel momento in poi, un orologio poté garantire un'approssimazione giornaliera di solo uno o due minuti al giorno e si aprì la strada alla ricerca della precisione assoluta, che caratterizzò tutto il XVIII secolo.

A queste innovazioni si devono aggiungere, nell’ultimo quarto del XVII secolo, altri fattori egualmente determinanti, come l’invenzione della macchina fresatrice per tagliare le ruote dentate, attribuita a Robert Hooke (1635-1703), famoso scienziato inglese. Dalla fine del 600’ i numerosi perfezionamenti delle macchine utensili per la fabbricazione meccanica delle ruote, dei pignoni e dei conoidi, permisero una produzione quantitativamente elevata e di buon livello qualitativo. Ricordiamo che proprio l’approntamento dei macchinari per l’orologeria rappresentò la prima e più complessa creazione nella storia di simili strumenti; e che lo sviluppo di tali tecnologie farà da battistrada al progresso industriale ottocentesco.

La revoca dell’editto di Nantes (1685) provocò la fuga dalla Francia degli orologiai protestanti, soprattutto verso l’Inghilterra; determinando una straordinaria concentrazione di scienziati e d’abili artigiani, che consentiranno alla tecnica orologiera inglese la supremazia per oltre mezzo secolo. 

Jean Toutin, 1578-1644, artista francese, fu uno dei primi a eseguire miniature di smalto. Anche se l'arte degli oggetti smaltati esisteva da centinaia di anni, Toutin sviluppò una nuova tecnica rivoluzionaria per la pittura a smalto. Scoprì che smalti colorati, se applicati su di un fondo di smalto bianco in precedenza preparato, non si sarebbero mischiati insieme quando il pezzo era ricotto. Tecniche di smalto esistenti avevano fatto affidamento per separare i colori ed evitare la miscelazione dei pigmenti durante la cottura su piccole bande di metallo (tecnica cloisonné) o su piccole rientranze scavate sulla superficie (tecnica champlevé). Il metodo di Toutin consentì all'artista di applicare lo smalto su una superficie quasi come si applica la vernice sulla tela. Ciò permise l'uso di una più ampia gamma di tinte e la precisione di colori e dettagli, che rese possibili i soggetti in miniatura di smalto.

Forse la produzione più famosa del lavoro di Toutin fu quella di casse molto elaborate per orologi smaltati, molto richiesti alla corte di re Luigi XIII, dove Toutin eseguì miniature smaltate di praticamente ogni membro della famiglia reale francese. Nessuno di tali lavori di Toutin sopravvive purtroppo oggi. Numerosi sono i suoi eredi, tra cui Jean Petitot, 1607-91, e Jacques Bordier, 1616-84, che danno inizio alla serie degli artisti ginevrini. In breve spazio di tempo Petitot, insieme al pittore Jean-Etienne Liotard, diede la reputazione a Ginevra di capitale ineguagliabile d'arte in Europa. Jean Petitot era figlio di rifugiati protestanti, e probabilmente studiò pittura su smalto con il suo creatore, Jean Toutin, intorno a 1635. Tuttavia, ben presto lasciò la Francia per l'Inghilterra, dove la sua abilità salì a tali livelli che la pittura su smalto divenne una delle arti più apprezzate e desiderate. La reputazione di cui godettero Petitot e Liotard fece di loro gli ambasciatori dell'arte della miniatura ginevrina. Al punto d'imporre in tutta Europa l'idea, che un bravo pittore di miniature su smalto potesse provenire soltanto da Ginevra. La necessità di disporre di superfici più ampie per la pittura portò a un appiattimento delle casse, che assunsero la classica forma a saponetta. Superfici piatte esigevano di essere contro smaltate e ciò portò a dipingere anche la parte interna della cassa.  

Nel Settecento si passò, negli orologi senza miniature, da un decoro della cassa inciso a uno anche fortemente scultoreo in rilievo. Per proteggerlo dall'usura s'incernierò la prima cassa semplice contenente il meccanismo a una seconda cassa lavorata artisticamente e questa a una terza cassa di protezione di metallo liscio o ricoperto di zigrino, la seconda e terza cassa a volte non erano incernierate. Questo portò ad allungare il gambo che porta l'anello di sospensione. Osservando tale gambo è possibile notare le tracce lasciate dalle varie casse sovrapposte e se sono andate perdute sapere quale fosse esattamente il loro numero. Per conoscere l'ora al buio intorno all'inizio del XVIII secolo si fornirono gli orologi della ripetizione, che permetteva premendo un pulsante di sentire suonare l'ora e a volte anche i minuti e i quarti. Con l'invenzione della spirale il ponte posteriore che copre il bilanciere, chiamato anche coq, abbandona la forma allungata per divenire rotondo e generalmente splendidamente inciso. La decorazione si estese velocemente anche alla platina posteriore e poi agli stessi pilastrini. Questo fu in gran parte dovuto alla moda. L'orologio, a cominciare da circa il 1730, era indossato appeso a un taschino del panciotto tramite una châtelaine, con la cassa posteriore a vista. In più si considerava chic aprire l'orologio per caricarlo in pubblico, mostrandone l'elaborato interno.

La Svizzera, infine, sviluppò la sua produzione copiando disegni inglesi e francesi; vendendo gli orologi imitati per un costo minore rispetto agli originali, e anche con una migliore organizzazione della produzione e un acuto senso del commercio.  Le produzioni tedesche e olandesi quasi si estinsero, rimanendo loro solo il lavoro di assemblaggio dei movimenti. Si deve notare che la produzione svizzera, dall'inizio del XVIII secolo, non era più limitata alla zona di Ginevra. Ginevra gestì un sistema di distribuzione dei ruoli: il lavoro di base (produzione dei singoli componenti) era effettuata nella vicina Francia e in Savoia, che, essendo zone povere, erano felici di ricevere salari, anche se bassi. Le rifiniture erano poi eseguite da maestri artigiani ginevrini. All'inizio del XVIII secolo, Daniel Jean Richard (1665-1741), insieme a un paio d'immigrati protestanti francesi, istituì una piccola produzione nel Giura, essendo la manodopera a disposizione abbondante, laboriosa, ed economica. L'industria del merletto aveva precedentemente occupato i lunghi inverni nevosi e fu senza difficoltà sostituita dalla costruzione di orologi, attività che era sostanzialmente più conveniente. Il vantaggio era che il lavoro poté essere convenientemente suddiviso tra numerose case e piccoli laboratori (il sistema detto "établissage"), essendo stata l'orologeria uno dei rari settori che richiedevano pochissima energia, con materie prime di piccole dimensioni. Il risultato fu un prodotto finito facilmente trasportabile e molto redditizio, che determinò la supremazia svizzera per oltre due secoli. 

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