SCHEDE TECNICHE

SCHEDE TECNICHE

Queste schede tecniche d’antiquariato sono state scritte dall’antiquario Pierdario Santoro

per la rubrica mensile edita sulla rivista “L’Informatore Europeo”. L’originale è corredato da foto e didascalie, qui non riportate.

Si ringrazia per la collaborazione la Professoressa Mara Bortolotto, perito d'Arte presso il

Tribunale di Bologna www.perito-arte-antiquariato.it

 

Gli orologi da persona, dalla loro creazione all’introduzione della molla spirale nel 1674.

Sono così chiamate varie tipologie di orologi, che a partire dal XV secolo furono destinati a essere portate dalle persone.

Il documento più antico pervenutoci indica al 26 novembre 1462 per opera  di Bartolomeo Manfredi la fornitura al marchese Lodovico Gonzaga di un orologietto simile a quello già fornito al duca di Modena.  I primi orologi da persona furono di forma sferica. In seguito si produssero le tamburine; così denominate dalla caratteristica forma a tamburo. Esse nacquero per essere appoggiate a un piano con il quadrante rivolto verso l’alto e solo successivamente se ne produssero di sufficientemente piccole e leggere, in ogni modo pesavano non meno di 250 grammi, da poter essere indossate. Inizialmente erano trasportate in una borsa di cuoio, che si appendeva al collo o alla cintura. Dapprima non avevano un coperchio e la lancetta, unica per segnare le sole ore, spesso s’incastrava contro il contenitore. Dall’inizio del XVI secolo se ne iniziò una produzione cospicua in Germania specialmente ad Augsburg. I primi movimenti tedeschi erano di ferro con scappamento a verga e foliot con un stackfreed per pareggiare la forza della molla.  Dopo il 1585 circa la forma a tamburo tedesca è stata sostituita da una cassa circolare con cupola anteriore e posteriore. Generalmente il quadrante porta due scale orarie: una in numeri romani da 1 a 12 e l’altra parallela interna in cifre arabe da 13 a 24. Gli orologi destinati all’Italia o alla Boemia avevano spesso il quadrante con la fascia interna numerata da 1 a 24 su un disco mobile, in modo che si potesse ruotarlo per dare inizio al conto della prima ora dal tramonto, in base alla lunghezza del periodo di luce del giorno, che variava durante il corso dell’anno.

Bisogna aspettare l’inizio del XVII secolo perché fossero prodotti i primi orologi veramente portatili, non più contenuti all’interno di una borsa. La forma più diffusa è inizialmente quella detta a ovetto. Tale denominazione nacque da un equivoco. Gli orologetti in tedesco antico erano chiamati oirlein (in tedesco moderno Ührlein ovvero piccoli orologi), ma il popolo mal comprese la parola e la interpretò come eierlein cioè ovetto. Molto è stato prodotto durante il Rinascimento anche in Italia, ma purtroppo è stato quasi tutto distrutto. Rammentiamo come esempio il nome di Cherubino Sforzani, 1485? 1558?, orologiaio ammirato da sovrani e papi, e di cui Benvenuto Cellini tesseva le lodi; di lui nulla è sopravvissuto. Gli orologi che utilizzavano i pesi come forza motrice erano ovviamente fissi. Bisognava quindi trovare un’altra forza motrice. La portabilità dell’orologio fu resa possibile dall’adozione di una molla avvolta all’interno di un barilotto. Durante lo svolgimento della molla la potenza fornita tende a diminuire, ciò comporta una difformità nella rotazione degli ingranaggi. Per rendere costante la trasmissione della spinta si ricorse a due tipi di soluzioni. Nella prima il movimento era fornito di una molla lineare, lo stackefreed che premendo su di una camma regolava la rotazione. Nella seconda un budello si avvolgeva intorno al barilotto della molla mentre si dipanava da un rocchetto conoidale connesso ai rotismi. Il primo sistema, lo stackefreed, fu particolarmente adottato in area tedesca, mentre il secondo, detto a Conoide, nel resto d’Europa. Appare assodata la precedenza del sistema a conoide. Lo stackefreed fu adottato, benché meno efficiente, probabilmente sia perché permetteva movimenti più sottili, sia perché di esecuzione e regolazione più semplici. Gli orologi da persona erano particolarmente costosi e destinati a una committenza agiata, indossati per sfoggiare la propria ricchezza e potenza; il termine francese montre (spettacolo, mostra), che tuttora indica l’orologio, ne evidenzia la funzione originaria. In Francia una scuola di orologeria fu attiva a partire dall’inizio del XVI secolo.

Dalla metà del Cinquecento comparvero le forme di fantasia che si svilupperanno enormemente dalla prima metà del XVII secolo. I più antichi, ripresi dalle cosmogonie medievali, furono quelli a forma di breviario e di teschio. Contemporanei o di poco successivi quelli a forma di croce, in argento sbalzato o in cristallo di rocca; purtroppo sono sopravvissuti solo esemplari di fabbricazione posteriore.

In Svizzera Giovanni Calvino, 1509-64, proibì l'uso di gioielli, ma riconobbe l'orologio come un elemento utile e quindi accettabile. Come risultato, molti orafi e gioiellieri svizzeri si convertirono in orologiai nel corso del XVI secolo. La prestigiosa industria orologiera di Ginevra ha tuttavia sviluppato le sue radici in altro modo. Il 23 agosto, 1572, durante la notte detta di San Bartolomeo, Carlo IX ordinò il massacro di diverse migliaia di protestanti a Parigi e nelle province francesi. Questo evento, che rimarrà per sempre legato al suo nome, terrorizzò gli artigiani protestanti. Un'intera fetta di popolazione lasciò la Francia, portando con sé un insieme inestimabile di conoscenze e competenze. Il baluardo calvinista di Ginevra divenne un luogo di rifugio per questi artigiani ugonotti, tra i quali vi erano molti orologiai. Il loro arrivo sviluppò l'arte orologiera, per la quale la città doveva diventare perennemente rinomata. La città aveva una forte tradizione di gilde ereditate dal Medioevo, e nel 1601 orologiai ginevrini e francesi possedevano già lo status di cittadini uniti a formare un’unica gilda, regolata dal primo statuto dei "Reiglemens et sur ​​l'Estat des Orologiers". 

Gli orologi trovarono impiego nelle collocazioni più fantasiose, come: boccette da profumo, mazze degli ordini cavallereschi, pugnali, ecc.

Nel corso del ’600 l’orologio da indossare diventò anche e soprattutto orologio da tasca, secondo il modello detto a oignon (francese cipolla) per la forma tondeggiante che ricorda quella di tale bulbo e da cui deriveranno le nostre cipolle da panciotto utilizzate ancora lungo tutto il Novecento. Questi orologi avranno un significativo impiego anche in campo bellico nel cui ambito si riveleranno sempre più preziosi. Sono orologi generalmente protetti da una doppia cassa intesa a custodire dagli urti la lunetta di vetro del quadrante e a evitare che la polvere si possa insinuare nei rotismi.

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