SCHEDE TECNICHE

SCHEDE TECNICHE

Queste schede tecniche d’antiquariato sono state scritte dall’antiquario Pierdario Santoro

per la rubrica mensile edita sulla rivista “L’Informatore Europeo”. L’originale è corredato da foto e didascalie, qui non riportate.

Si ringrazia per la collaborazione la Professoressa Mara Bortolotto, perito d'Arte presso il

Tribunale di Bologna www.perito-arte-antiquariato.it

IL MERLETTO.

Il merletto è il risultato che si ottiene lavorando uno o più fili assieme, il termine merletto è sinonimo di pizzo o trina. I filati usati possono essere di cotone, di lino, di canapa, di seta, di lana, in fibre naturali, sintetiche o anche metalliche. Tali materiali possono essere di differente titolo (il titolo è il rapporto tra lunghezza e peso di un filato) e di diverso colore (bianco e nero in tutte le sfumature oppure colorati), ma devono essere sempre proporzionati alla finezza del lavoro e del disegno. I merletti si distinguono e prendono nome dagli arnesi e dagli strumenti che si usano per eseguirli oppure dai luoghi di maggior produzione. La caratteristica principale dei merletti è che essi si formano senza che vi sia il supporto di un tessuto.

Si dividono in:

a) merletti a fuselli: piccoli fusi di legno (carpino; bosso; ulivo), di osso o di altro materiale come vetro o avorio su cui si avvolge il filo. Con i fuselli si possono intrecciare fra di loro contemporaneamente diversi fili. I fuselli ben torniti e di differenti forme variano a seconda dei luoghi, essi vengono usati per lavorare i merletti anche detti merletti al tombolo (cuscino di forma rotonda o cilindrica imbottito di crine che serve per sostenere il lavoro in corso di esecuzione).

b) merletti ad ago: piccolo utensile di acciaio acuminato che tutti conoscono. Come nei merletti a fuselli occorre, prima di iniziare il manufatto, preparare il disegno e riportarlo su carta o cartoncino forato o bucato. Gugliata sopra gugliata di filo si forma il merletto ad ago detto storicamente punto in aria.

c) merletto a uncinetto: asticciola di metallo, di osso o galalite con una estremità ricurva, serve per afferrare il filo. La lavorazione base è il punto basso e il punto alto.

d) merletto a chiacchierino: piccola spoletta o navetta ove si avvolge il filo che lavora. Il merletto si presenta con un decoro a occhiellini e cerchietti tutti identici aperti o chiusi, variamente accostati, lisci o con pippiolini (piccole asole). Può essere anche eseguito con un ago senza punta: in questo caso si chiama chiacchierino ad ago.

e) merletto ai ferri: lavoro eseguito con due, quattro o cinque ferri cioè asticciole di metallo. Le maglie avvolgono il ferro e sono concatenate le une alle altre. La lavorazione base è la maglia a diritto o al rovescio.

f) merletto macramé: parola araba che significa frangia. Semplicemente i fili vengono annodati con le mani. Certamente, come nel merletto ad ago, occorre un supporto a cui appoggiare il lavoro: può essere un cuscino rigido. Talvolta, come nel merletto a fuselli, i fili vengono avvolti su dei fusi per tenerli ben tesi.

g) merletto rinascimento: caratterizzato da una fettuccina o spighetta che anticamente era eseguita a fuselli, ma, successivamente, realizzata con telai meccanici. Questa fettuccia deve essere sistemata e cucita ad un supporto di tela cerata ove, in precedenza, è stato tracciato il disegno. I decori sono riempiti ad ago con retini a vari punti. Al termine del lavoro si scucirà il merletto e si lascerà il supporto che sarà riutilizzabile per un nuovo manufatto come nel merletto ad ago.

Il vocabolo merletto deriva dalla parola “merlo”, cioè l’elemento architettonico posto a intervalli regolari come coronamento sui muri perimetrali di castelli, torri e palazzi.

Dentelle è il termine francese per indicare il merletto; spitze è la parola tedesca; kant in Belgio; lace nel Regno Unito ed in altri paesi anglosassoni; encaje in Spagna; renda in Portogallo; кружево in Russia e レース in Giappone.

I merletti si diversificano fra loro e prendono spesso nome dalle differenti zone dove vengono prodotti e lavorati. I merletti a fuselli in Italia si eseguono in tanti luoghi tra cui:

a Cogne in Valle d’Aosta; a Cantù e dintorni in Lombardia; a Lucerna in Trentino Alto Adige; a Gorizia in Friuli Venezia Giulia; a Pellestrina in Veneto; a Cesena In Emilia Romagna; a Genova, Rapallo e Santa Margherita Ligure in Liguria; a Sansepolcro in Toscana; a Offida nelle Marche; a L’Aquila, Pesco Costanzo e Scanno in Abruzzo; a Risceglie nelle Puglie; a Napoli e dintorni in Campania; nel Ragusano in Sicilia. Il merletto ad ago viene, invece, da tutti collegato a Burano e Venezia nel Veneto e alla città di Maglie nelle Puglie. In Piemonte a Varallo Sesia si esegue il Puncetto Valsesiano e a Bologna, in Emila Romagna, si realizza l’Aemilia Ars. Il macramé è presente in tutta la Liguria e in Emilia Romagna. Un particolare uncinetto detto merletto d’Irlanda viene eseguito in Umbria a Tuoro sul Trasimeno e ad Orvieto viene lavorato il merletto d’Orvieto o Ars Vetana.

Per quanto riguarda il merletto ai ferri, l’uncinetto classico, il chiacchierino ed il rinascimento sono lavorazioni molto diffuse in tutto la Penisola.

Per il loro aspetto di trasparenza e leggerezza vengono ritenuti merletti, ma in modo non esatto perché si tratta di ricami, i tulli ricamati e il filet. Quest’ultimo è molto diffuso in Italia, in particolare si ricordano i filet di Bosa in Sardegna e i filet Siciliani. Questa lavorazione è composta da una rete che si ottiene annodando il filo precedentemente avvolto ad un ago speciale o modano. I nodi, ben allineati e distanziati fra loro, permettono di decorare la rete stessa con diversi punti tra cui, per esempio, il punto rammendo.

I tulli ricamati, come dice la parola stessa, sono dei tulli meccanici che vengono decorati e ricamati con l’ago con una infinità e diversità di punti così leggeri e trasparenti da sembrare dei merletti, ma, in essi, vi è traccia di supporto tessile.

Di notevole interesse sono i tanti musei italiani che possiedono ed espongono merletti. Ecco una breve panoramica dei più importanti: a Milano: Poldi Pezzoli, a Torino: Palazzo Madama, a Rapallo: Museo del Pizzo a Tombolo, a Venezia: Palazzo Mocenigo, a Firenze: Palazzo Davanzati, a Roma: Museo Napoleonico. Non vanno inoltre dimenticati i musei di Gandino in provincia di Bergamo, il Museo della Scuola di Burano in Veneto e diverse piccole esposizioni sparse in Umbria. Il museo virtuale di Arnaldo Caprai di Foligno, inoltre, è visitabile on line.

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