SCHEDE TECNICHE

SCHEDE TECNICHE

Queste schede tecniche d’antiquariato sono state scritte dall’antiquario Pierdario Santoro

per la rubrica mensile edita sulla rivista “L’Informatore Europeo”. L’originale è corredato da foto e didascalie, qui non riportate.

Si ringrazia per la collaborazione la Professoressa Mara Bortolotto, perito d'Arte presso il

Tribunale di Bologna www.perito-arte-antiquariato.it

Il sigillo, parte seconda dall'antichità al Medioevo.

Durante l’Impero Bizantino l’uso del sigillo aveva raggiunto un’ampia ed enorme importanza. Il Codice Teodosiano (Codex theodosianus, raccolta ufficiale di costituzioni imperiali, voluta dall'imperatore romano d'oriente Teodosio II, 408-450, entrato in vigore, sia nell'Impero romano d'Oriente che in quello d’Occidente, il 1º gennaio 439) prescriveva in una apposita legge che alla fine di ogni testamento comparissero le sottoscrizioni dei testimoni associate ai loro sigilli,  in caso contrario l’atto era ritenuto non conforme. Il possesso di un anello signatorio era considerato una cosa usuale, da un certo livello in poi della scala sociale, infatti, Clemente D’Alessandria (meglio conosciuto come San Clemente Alessandrino, apologeta cristiano del II secolo d.C.) giudicava positivamente il fatto di permettere a una donna cristiana il possesso di un anello d’oro per sigillare gli oggetti e quant’altro fosse degno di essere preservato in una casa. Nella città di Bisanzio, il sigillo dei privati era solitamente rappresentato da un anello d’oro, d’argento o di bronzo con castone inciso, che era indossato al pollice o all’annullare. Per la maggior parte, essendo associato alla religione cristiana, era usata la raffigurazione di Cristo, di un Santo o di simboli religiosi. Dal VI secolo in poi, oltre ai consueti classici temi iconografici, assistiamo alla comparsa del monogramma. A Bisanzio tra il III e IV secolo vigeva un complesso sistema sigillare, composto di differenti tipi di matrici: anelli sigillari con impugnature coniche e un anello per appenderle, matrici doppie, timbri di bronzo destinati a marchiare cavalli o merci. Il vasellame adibito a contenere le merci era marchiato, particolare attenzione era riposta sui vasi vinari, che erano marcati con un timbro di bronzo recante: il nome del proprietario, della città, del mercante, la provenienza del prodotto. A ben vedere non molto è cambiato. Nonostante che per chiudere e autenticare le lettere degli atti ufficiali, si usasse sigillarle con bolla di piombo a due facce, impressa mediante una matrice a due valve il boulloterion, fino alla fine dell’Impero Romano d’Occidente, lettere, manoscritti e rescritti Imperiali, erano avvalorati esclusivamente dalla mano divina dell’Imperatore (manus divina). Faceva eccezione a quest’usanza la posta imperiale il cursus  publicus che ricorreva alle lettere di autorizzazione le tractoriae, per le requisizioni di viveri e di cavalli sulle pubbliche strade; era per cui necessario che questi documenti fossero spediti aperti, per essere esibiti agli agenti pubblici, ai proprietari delle merci e alle stazioni per il cambio dei cavalli. Possiamo proprio dire che la burocrazia non cambia mai. Negli atti reali di questo periodo, come in quelli dell’imperatore, e degli alti magistrati romani era necessaria la manus propria del sovrano, se il sovrano era troppo giovane per autografare, un ufficiale di palazzo provvedeva con un monogramma personale. L’uso della bolla si diffuse in tutti i territori sui quali era esercitata l’influenza di Bisanzio; a Roma il Papa stesso, nel medesimo tempo vescovo dell’Urbe e alto magistrato bizantino, adottò la bolla come unico mezzo di convalida, fino all’introduzione dell’anello piscatorio (che è spezzato alla morte di ogni Papa), impresso sulla cera a partire dal XII secolo. Per certi documenti, considerata la loro l’importanza diplomatica e il livello sociale del destinatario, si usava una bolla d’oro (crisobolla). Viceversa era di piombo ed eccezionalmente d’argento. I diversi corpus di sigilli pubblicati, essendo una delle fonti principali della storia bizantina, ci permettono di ricostruire la prosopografia delle istituzioni pubbliche ed ecclesiastiche. Durante l’alto Medio Evo si conservò l’usanza, da parte dei membri dell’aristocrazia e del clero, di autenticare i propri atti e le proprie lettere mediante l’apposizione di un sigillo, spesso anelli sigillari, incisi col monogramma del nome del proprietario, in merito va ricordato il celebre anello della regina Aregonda, moglie del Re merovingio Clotario I (497-561). Gli scritti sul papiro mal si prestavano all’operazione della foratura per passarvi la cordicella su cui apporre un sigillo. L’adozione della pergamena, che risale alla fine del VII secolo e collegata, dopo la vittoria di Tertry (687) su Teodorico III, all’annessione dell’Austrasia, che orientò definitivamente il regno franco verso il mondo continentale, portando all’uso di applicare il sigillo all’atto reale; da allora in poi si può notare la traccia del sigillo sul supporto. Ancor oggi possiamo vedere alcuni atti con il sigillo reale incassato nella pergamena. Questo cambiamento diede origine a una differenziazione tra i paesi d’Oriente sotto l’influenza bizantina, rimasti fedeli alla bolla in metallo di origine ellenistica, e l’Occidente europeo che aveva adottato il sigillo di cera in epoca merovingia. Dal regno di Giustiniano la cancelleria imperiale iniziò a siglare le lettere imperiali con una bolla metallica. Carlo Magno rinunciò all’uso del sigillo di cera dei sovrani occidentali suoi predecessori, e adottò per i suoi atti più solenni, dopo l’incoronazione a Imperatore dei romani nel Natale dell’800, una bolla di piombo. Il termine bulla prese il posto di anulus nella formula di convalida dei documenti. La bolla di piombo rimase in uso fino al regno di Enrico III (1039-1056). In Spagna dalla fine del regno di Alfonso IX, la cancelleria di Leòn stabilì l’uso della bolla e fece addirittura sostituire il sigillo di cera negli atti cui precedentemente era stato apposto. Questa precauzione fu adottata per evitare il pericolo che la cera, rammollendosi per effetto del calore, potesse causare uno deformazione dell’immagine, compromettendo la leggibilità del sigillo e che i documenti impilati uno sull’altro, potessero incollarsi fra loro. Durante il XIV secolo l’uso della bolla diventa una scelta caratteristica delle cancellerie dell'Europa meridionale. In rare occasioni si usò in Occidente la bolla d’oro, a imitazione delle crisobolle bizantine. Furono utilizzate da Ludovico il Pio e dagli Imperatori della dinastia degli Ottoni e di Sassonia. Ricordiamo a esempio la famosa Bolla d’oro con la quale nel 1356 Carlo IV promulgava la Costituzione dell’Impero; una delle più importanti leggi del Sacro Romano Impero Germanico, tal editto stabiliva la natura elettiva della carica imperiale, ponendo fine al controllo diretto del papato sull’Impero. A partire dalla fine IX secolo e dall’inizio dell’anno Mille, assistiamo alla diffusione sociale del sigillo nel mondo occidentale. I vescovi d’Occidente, come i privati privilegiati, spedivano le loro lettere chiuse con un piccolo sigillo di cera del loro anello, tale uso si diffuse poi nei vescovadi della Lotaringia e della Germania, in seguito fu usato nei seggi arcivescovili di Tour e di Reims e dall’inizio dell’XI secolo conquistò tutta la Francia del Nord. All’inizio del XII secolo si estese nei paesi scandinavi. Si propagò in Inghilterra nel corso del XII secolo. Verso la fine del XII secolo raggiunse il sud della Francia, la Spagna e il Portogallo. A cominciare dalla metà del XII secolo quasi tutte le città italiane si dotarono di un sigillo, lo sviluppo dei privilegi comunali nel nostro paese fu molto forte e complesso. Il sigillo serviva anche per autorizzare fiere e mercati. Nel 1174, Henri Le Libèral creò la guardia di fiere responsabile per l'ordine e anche per quanto riguardava il rispetto delle buone pratiche commerciali. Sostanzialmente nel Medioevo il sigillo fu usato anche come mezzo di autenticazione in luogo della sottoscrizione autografa, supplendo al generale analfabetismo. I sigilli medievali più antichi ebbero forma ovale, derivando spesso da gemme antiche; la forma rotonda si diffuse con i primi sigilli imperiali metallici e restò dominante fino al secolo XII, quando comparvero quelli a mandorla, dove riusciva più collocabile la figura stante molto presente nei sigilli vescovili. La forma a scudo data dalla fine del secolo XII, quando vi si rappresentarono i motivi araldici.

Possiamo concludere, che in questo periodo, l’Europa Occidentale, nel suo insieme, aderì al sistema di convalida degli atti mediante l’impiego del sigillo di cera per quanto riguardava, le amministrazioni, il clero, le autorità signorili e cittadine, e che i territori bizantini o quelli influenzati da Bisanzio rimasero fedeli al sistema della bolla in metallo. Va inoltre ricordato che nell’Europa mediterranea l’uso della bolla era talvolta utilizzato unitamente al sigillo di cera, secondo la natura degli atti.

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