SCHEDE TECNICHE

 

Queste schede tecniche d’antiquariato sono state scritte dall’antiquario Pierdario Santoro

per la rubrica mensile edita sulla rivista “L’Informatore Europeo”. L’originale è corredato da foto e didascalie, qui non riportate.

Si ringrazia per la collaborazione la Professoressa Mara Bortolotto, perito d'Arte presso il

Tribunale di Bologna www.perito-arte-antiquariato.it

 

L'estampille, seconda parte.

La differenza tra l’estampille e la marca è costituita dalla diversità del rapporto tra committenza e produttore. L’estampille in un mercato ristretto, in cui il rapporto tra committente e fabbricante era di solito diretto, costituiva una garanzia per l’artigiano. Oggi la marca serve, in un mercato allargato, in cui il rapporto tra acquirente e produttore è inesistente, al compratore per identificare la merce e il suo fabbricante. La presenza dell’estampille non aumenta di per se il valore dell’arredo, se esso non possiede caratteristiche di qualità adeguate; ma soprattutto ci permette di identificare artisticamente e storicamente l’artigiano o meglio la sua bottega. Tale rapporto diretto tra l’artista e il committente rendeva superflua la necessità di firmare l’opera. All’epoca era più importante il personaggio che pagava l’opera di chi la eseguiva. Anche i grandi artisti erano soggetti ai desideri dei committenti e spesso dovevano concordarne i termini dell’esecuzione e addirittura sottoporre i disegni preparatori alla loro approvazione preventiva. Erano Napoleone o Giulio II che contavano, non Thomire o Michelangelo. D’altronde in un mondo in cui il lavoro manuale non era considerato e la reputazione, come il posto nella gerarchia sociale, era determinata dai requisiti della nascita non avrebbe potuto essere diversamente. Per cui fu maggior merito dei grandi artisti imporre, al di là di tali delimitazioni, la propria personalità. All’opposto oggi l’ossessiva ricerca della firma sovente va a scapito delle considerazioni sulla reale qualità dell’opera. Ciò porta al proliferare di attribuzioni ad ogni costo. I grandi maestri ebbero alle loro dipendenze schiere di lavoratori, come Georges Jacob, che arrivò a contare nella sua bottega, già prima della rivoluzione, oltre 800 operai. Ciò era reso indispensabile anche dalla necessità di avere nella bottega lavoratori a loro volta appartenenti alle rispettive corporazioni: falegnami, bronzisti-fonditori, cesellatori, doratori, laccatori, ecc. Altrimenti si doveva ricorrere alla produzione esterna, con un controllo minore sulle fasi delle lavorazioni, che i maestri rinomati non potevano permettersi senza rischiare di compromettere la qualità o il carattere proprio delle loro produzioni. Da sempre l’artista di successo si affranca dalle fasi propriamente manuali per dedicarsi alla creazione, alla progettazione e alla direzione dei lavori, riservando l’intervento diretto solo a quei capolavori destinati a committenti importanti. L’estampille era dunque tutela del proprio lavoro creativo, oltre che necessità della difesa dei privilegi della categoria e strumento di tassazione. Essa svolse da una parte un ruolo conservatore di freno all’accesso di nuova linfa, soprattutto straniera, al mercato, dall’altra garantì la qualità dei prodotti.

Le caratteristiche dell’estampille.

Normalmente è presente un solo nome, ma ci sono casi di due marchi diversi, ad esempio: del maestro e di un restauratore successivo, di un maestro produttore e di un committente e venditore finale, di due maestri collaboranti, quando uno continuava il lavoro di un altro, ecc. Non ci sono mai troppe estampilles ripetute a meno che non fossero riuscite poco leggibili. Sono invece la maggioranza gli arredi non stampigliati, ad esempio: quando si marcava un solo sedile di un gruppo, se il fabbricante non era maestro, quando il committente-rivenditore chiedeva al maestro di non stampigliare per garantirsi l’esclusiva del cliente, ecc. Ancora più rari i marchi della jurande, sia perche le visite quattro volte l’anno permettevano di punzonare solo gli arredi presenti in quel momento in bottega, sia perché era diffusa la corruzione e si pagava per non far marchiare i mobili destinati ai marchands-merciers o anche per risparmiare sulle tasse. Tale marchio è, almeno in parte, garanzia di qualità dell’arredo; infatti, i giurati erano tenuti, oltre che a controllare le stampigliature, a sequestrare gli arredi mal eseguiti.

Il ferro con cui si stampigliava il marchio era un punzone in un unico pezzo, forgiato e inciso. Con un colpo di martello s’imprimeva, normalmente a freddo, la stampiglia, ma non ne mancano di rare a fuoco. Di norma ogni maestro possedeva un solo punzone, che veniva impresso su una lastra di piombo, depositata presso la jurande al momento del conseguimento della maîtrise. Mentre quelli dei giurati erano più di uno, non avendo lo scopo di identificare la bottega, ma solo quello di certificare la loro visita e il pagamento della tassa; spesso erano rinnovati col cambiare dei giurati in carica. Esistono posti preferenziali in cui si marchiava, come ad esempio sotto i piani di marmo dei mobili o le traverse delle sedie; ma al di là delle preferenze dei singoli artigiani l’estampille è sempre sul fusto, mai sulle parti placcate, normalmente non troppo visibile, spesso nascosta. Non mancano marchi eseguiti con un timbro, etichette incollate stampate o scritte a penna, come nel caso di Hasce o di Molitor; ma sono molto rare prima della metà del XIX sec. Qualche volta sono celate dalla tappezzeria dei sedili o dai pannelli di pelle dei piani degli scrittoi; soprattutto quando, come già detto, non si voleva che una volta consegnato l’arredo ne fosse identificabile l’esecutore. Sono anche presenti altri marchi: dei castelli e delle residenze importanti, degli inventari, ecc. Esistono alcuni repertori degli artisti e delle loro estampilles, cui fare riferimento per le notizie storiche e per un confronto con il marchio che si vuole esaminare. Molte estampilles possono non essere originali. A parte quelle grossolane e improbabili, vi sono quelle di maestri non corrispondenti allo stile e all’epoca in cui sarebbero dovute essere apposte, su arredi di qualità non all’altezza del nome presente, su mobili in stile, di fantasia, ecc.; ad esempio durante la seconda metà dell’Ottocento oltre che imitare lo stile di arredi antichi, si stampigliarono gli stessi con il nome dell’ebanista imitato. Solo un esame minuzioso da parte di un esperto, come sempre, può garantirne l’autenticità.

 

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