SCHEDE TECNICHE

 

Queste schede tecniche d’antiquariato sono state scritte dall’antiquario Pierdario Santoro

per la rubrica mensile edita sulla rivista “L’Informatore Europeo”. L’originale è corredato da foto e didascalie, qui non riportate.

Si ringrazia per la collaborazione la Professoressa Mara Bortolotto, perito d'Arte presso il

Tribunale di Bologna www.perito-arte-antiquariato.it

 

La carta stampata. Parte quarta. I ventagli.

Diverse sono le tipologie dei ventagli. Con lungo manico e fissaggio che riunisce una serie di piume o palmette. -A intelaiatura fissa, con manico e schermo (ventola) in cartone oppure in legno e carta, o in metallo e stoffa. -A coccarda, utilizzati come flabellum liturgico, dall'alto Medioevo a oggi, dalle chiese cristiane. -Pieghevoli, inventati e poi perfezionati in Estremo Oriente nel IX secolo. Sono di due tipi. Ventaglio privo di pagina, denominato brisé, costituito da lamine sovrapponibili, che possono essere d'avorio, madreperla, legno, oppure altri materiali rigidi, tenute insieme, alla base, da un perno (rivetto), e collegate all'altra estremità da un nastro. -A pagina dove delle stecche di materiale rigido servono di supporto a una pagina ripiegata a soffietto, in carta oppure in seta, che può essere di diversa natura, dentellata oppure ricamata o dipinta.

Quelli a flabellum o ventaglio alto sono noti dalla più remota antichità, come è mostrato, nei bassorilievi e nelle pitture egizi, già almeno dalla XIX dinastia; ma erano usati soltanto nei servizi e nelle cerimonie di palazzo. I Greci, dal secolo V° a.C., adoperarono il ventaglio per l'utilizzo domestico; imitati poi dagli Etruschi e dai Romani. Era utilizzato nel rituale cristiano. Nel duomo di Monza se ne conserva un esemplare appartenuto alla regina Teodolinda. Il ventaglio era costruito in fogge molto diverse e con materiali molto vari, dove predominavano la tela e le penne.

I cinesi possedevano già nel II sec. a.C. dei ventagli rigidi in bamboo. Quello pieghevole fu inventato dai Giapponesi nel VII secolo d.C., forse inspirati nel meccanismo dall'ala del pipistrello. I Portoghesi lo importano in Europa dall’Oriente nel XV secolo. Durante il Rinascimento si usava un ventaglio a forma di bandierina, di paglia intrecciata. Fino alla metà del Seicento la pagina era di norma rigida e il ventaglio era parte integrante dell’abbigliamento. Un inventario del 1603 documenta che la regina Elisabetta ne possedeva ventisette, coordinati con i vari abiti. Contemporaneamente si affermò la moda del ventaglio pieghevole, che dalla metà del Seicento in Francia fu dipinto con un’unica raffigurazione pittorica unitaria. Nel 1673 si costituì in Francia la corporazione dei Ventaglisti; creata anche in Inghilterra dal 1709. Nel Settecento l'artigiano francese Eugène Prost si trasferì in Spagna, mettendo quel regno in grado di concorrere con i prodotti francesi e italiani. Nello stesso secolo fu creato il sindacato degli Abaniqueros (produttori di ventagli) e agli inizi dell’Ottocento si fondò la Real Fàbrica de Abanicos. In Italia la zona centrale della pagina presenta, all’interno di fastose cornici, riproduzioni degli affreschi più in voga dei Carracci, di Guido Reni, ecc. o scene a paesaggio, con eruzioni del Vesuvio, con rovine ecc. Il Grand Tour (il viaggio in Italia e Grecia, che faceva parte dell’istruzione dei giovani nobili) favorì il loro commercio per tutto il Settecento.. Nel tardo Seicento si diffusero dalla Cina coloratissime ventole del tipo brisè. Per produrre tali ventagli fino all’inizio del Settecento le stecche furono importate e in Europa si fabbricarono solo i manici; poi si cominciò a farne di piccoli con stecche d’avorio decorate a vernice, erroneamente ritenuti facenti parte del gruppo di quelli a Vernis Martin (lacca francese prodotta dai fratelli Martin solo dal 1730). Dalla metà del secolo i ventagli divennero più grandi, ma essendo portati soprattutto nelle occasioni di gala erano raramente aperti e la loro qualità non era elevata. In Inghilterra dal 1720 si cominciarono a stampare le pagine. Fino al 1735-40 si preferirono pagine con soggetti biblici, letterari o storici. Fino al 1765 si decorarono con scene galanti o pastorali. Le composizioni neoclassiche sono normalmente divise in tre parti. All’inizio dell’Ottocento si produssero quelli con stecche di acciaio e dalla metà quelli litografati con personaggi rinascimentali e alla Watteau; alla fine del secolo s’introdussero soggetti naturalistici come le farfalle e si ritornarono a produrre quelli di piume di struzzo. Il ventaglio era utilizzato sia dagli uomini, che ne portavano di piccolo formato nelle tasche, sia dalle donne. Con il ventaglio si comunicavano precisi segnali, giungendo a un vero e proprio linguaggio figurato, il così detto alfabeto del ventaglio. Accenniamo all’arte  marziale del tessenjutsu, che utilizzava il tessen, il ventaglio giapponese da combattimento. Il suo uso è menzionato già nelle antiche leggende. Si narra che l'eroe Yoshitsune, fratello del primo shogun Yoritomo, sconfisse il forte Benkei, parando con un ventaglio i colpi della sua lancia. Questo uso del ventaglio da combattimento gli fu insegnato da una creatura mitologica, un tengu, che lo istruì anche nell'arte della spada. I praticanti del tessenjutsu potevano acquisire una grande abilità. Alcuni divennero talmente abili che furono capaci di difendersi contro un attaccante che brandiva una spada, e persino uccidere un avversario con un singolo colpo. Ad esempio un famoso spadaccino del tardo XVI sec., Ganryu, riuscì a sconfiggere molti nemici con un tessen. Oltre ad essere usato in duelli contro nemici armati di spade e lance, una persona abile riusciva a usarlo per deviare coltelli e dardi avvelenati lanciatigli contro. Il tessenjutsu è ancora praticato da pochi esperti in Giappone.

In Italia, si tiene annualmente, verso la fine di luglio, in vista della chiusura dei lavori parlamentari, la cerimonia del ventaglio, durante la quale l'Associazione stampa parlamentare dona un ventaglio decorato al Presidente della Repubblica Italiana e ai Presidenti della Camera dei deputati e del Senato. Il primo ventaglio fu consegnato il 7 luglio 1893 al Presidente della Camera Giuseppe Zanardelli; si trattava di un semplice ventaglio di carta sul quale erano apposte le firme di tutti i giornalisti della tribuna stampa. Dal 1871, infatti, l'Assemblea era ospitata nella provvisoria aula Comotto. Nei primi giorni di luglio del 1893, molti giornalisti della tribuna stampa, per combattere l'afa dell'aula, usarono dei ventagli. Zanardelli notò la trovata ed espresse ad alcuni corrispondenti, con ironia, la propria invidia. Da qui, il pretesto per il semplice dono. Con il Novecento il ventaglio cade progressivamente in disuso.

Tecnica di fabbricazione delle pagine di carta.

Possono essere di carta semplice o doppia. In entrambi i casi si piegano le pagine a fisarmonica. I ventagli semplici si fanno incollando direttamente le stecche (dette in antico frecce) sul retro della pagina decorata. Quelli doppi si fanno incollando due fogli di carta, ognuno decorato, poi s’introduce un lungo ago di ottone distaccando un foglio dall’altro dove deve essere collocata la stecca e quest’operazione si chiama montare il ventaglio. Le estremità delle stecche sono sovrapposte all’estremità inferiore e unite da un rivetto ribattuto. Le due stecche esterne sono più robuste, sono chiamate guardie, e s’incollano sulla carta alle due estremità della pagina in modo che quando il ventaglio è chiuso, lo contengano tutto. Tra Sette e Ottocento fu inventata una macchina per la montatura di precisione tra i due fogli.

 

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