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Scheda di approfondimento.
Queste schede tecniche d’antiquariato sono
state scritte dall’antiquario Pierdario Santoro
per la rubrica mensile edita sulla rivista
“L’Informatore Europeo”. L’originale è corredato da foto e didascalie, qui non
riportate.
Si
ringrazia per la collaborazione la Professoressa Mara Bortolotto, perito d'Arte
presso il Tribunale di Bologna (www.peritoarte.it).
L’orologeria, parte
terza.
Dall’introduzione
del pendolo, all’ora rivoluzionaria.
Dalla metà del XVII secolo due invenzioni fondamentali
rivoluzionano l’orologeria.
Nel 1657 l’orologiaio Christian Huygens
realizza l’efficiente adattamento negli orologi fissi del pendolo galileiano
allo scappamento (è l’elemento di
distribuzione di un intervallo di tempo, il congegno che trasmette l’impulso
del regolatore, pendolo, foliot, bilanciere, ecc,
all’insieme del meccanismo e contemporaneamente gli infonde, mediante una forza
regolare, la spinta necessaria a recuperare l’energia persa nel suo movimento,
permettendogli un moto costante).
Nel 1675 l’applicazione della molla spirale al
bilanciere negli orologi mobili.
A queste innovazioni si devono aggiungere altri
fattori egualmente determinanti.
Nell’ultimo quarto del XVIII secolo l’invenzione
della macchina per tagliare le ruote dentate, attribuita al dott. Robert Hooke (1635-1703), famoso scienziato inglese. Dalla fine
del
La revoca dell’editto di Nantes (1685) provocò la
fuga dalla Francia degli orologiai protestanti, soprattutto verso
l’Inghilterra; determinando una straordinaria concentrazione di scienziati e d’abili
artigiani, che consentiranno alla tecnica orologiera inglese la supremazia per
oltre mezzo secolo.
Ricordiamo che anche le casse potevano essere
ordinate a produttori specializzati: i cassisti. Come
pure i quadranti. Fu proprio la creazione di quello che oggi si chiama
l’indotto a segnare la prevalenza di certe aree produttive, con la creazione di
veri e propri monopoli.
Riassumiamo brevemente alcune delle invenzioni più
significative, in particolare dal punto di vista della datazione dei manufatti.
Nel 1676 l’inglese Edgar Barlow
(1636-1716) inventò la ripetizione, azionata da un cordoncino, per gli orologi
fissi. Essa è costituita da una chiocciola (così chiamata dalla caratteristica
forma) a dodici scalini scalari ed un rastrello a dodici denti. Il suo compaesano Daniel Quare (1649-1724) concepì nel 1680 la ripetizione a
pulsante negli orologi da persona. In entrambi i casi essa consente di sentire
i rintocchi dei quarti e delle ore, successivamente per alcuni modelli anche
dei minuti, al buio; ciò porterà alla graduale scomparsa dei notturni.
Nel 1680 l’inglese Thomas Tompion
(1639-1713) introdusse la numerazione progressiva, presto seguito dagli altri
orologiai inglesi; mentre sul continente ciò avvenne con molto ritardo. Non
esistono ad esempio oignons,
dalla caratteristica forma appunto a cipolla, numerati, a volte anche in quelli
costruiti dopo il 1720 appare la sola data. In Francia la numerazione è iniziata
intorno al 1725. Gli orologi fissi non furono per qualche tempo numerati,
probabilmente perché prodotti in minor numero. Si pensi che a Parigi prima
della rivoluzione si producevano oltre duecentomila orologi da tasca e solo
cinquemila pendole.
In epoca era abbastanza comune la falsificazione
della firma. Spesso sono sopravvissuti più falsi che originali. La firma falsa
veniva apposta anche da orologiai esperti, ma poco noti, su esemplari d’ottima
fattura, perchè ad esempio un orologio del Tompion poteva costare quanto un’automobile di lusso.
Raccomandiamo sempre per l’acquisto di modelli importanti di rivolgersi solo a
professionisti qualificati.
Nel 1700 Nicholas Facio de
Duiller (1664-1753), svizzero emigrato in
Inghilterra, trovò il modo di forare le pietre preziose per usarle come
cuscinetti. L’Inghilterra riuscirà a mantenere il segreto di tale lavorazione
per oltre un secolo e solo dal 1820 si arriverà ad una produzione industriale
di rubini forati. In risposta al monopolio inglese dal 1735 si adottò un controperno d’acciaio lucido (la presenza di tal elemento
non costituisce datazione assolutamente certa, in quanto su molti orologi più
antichi è stato aggiunto).
Nel 1715 l’inglese Gorge Graham (1673-1751) inventò
lo scappamento ad ancora, che porta il suo nome (così chiamato dalla
caratteristica forma. La sua presenza è elemento certo di datazione, in quanto
anche quando è stata sostituita in orologi più antichi la verga, restano
evidente tracce di tale ammodernamento). L’ancora sostituì rapidamente lo
scappamento a verga. Ancora Graham inventa intorno al 1726 lo scappamento a
cilindro per gli orologi portatili (anche questo è elemento certo di
datazione).
Intorno al 1720 l’inglese Cristopher
Pinchbeck (1670-1732) realizzò una lega di quattro
parti di rame e tre di zinco il similoro, chiamata appunto princisbecco dal suo inventore.
Verso il 1730 si realizzarono: la châtelaine, per
sospendere l’orologio da persona; e la vernis martin,
lacca ad imitazione di quelle cinesi, che porta il nome dei suoi inventori.
Dal 1740 si fanno casse in porcellana.
Un’altra invenzione del periodo, che partendo
dall’orologeria si rivelerà poi utilissima, fu quella del differenziale.
Dalla metà del secolo si esegue il decoro geometrico
chiamato guilloché,
ottenuto a macchina su metalli preziosi: sia solo inciso, sia sotto smalto.
In Italia non esisteva una produzione significativa d’orologi
da persona, che furono realizzati utilizzando sbozzi di produzione estera, che d’italiano hanno solo la firma.
Per contro continuò una produzione artigianale d’orologi fissi, a volte anche
di qualità; ma furono assenti le invenzioni originali. Grande fantasia si
ritrova per contro nelle suonerie. Curiosi gli orologi da persona con doppia
numerazione sia in ventiquattro, che in dodici più dodici; generalmente
prodotti in Svizzera per il mercato italiano, essi indicano la transizione tra
l’orario all’italiana (ventiquattro), che sopravvisse spesso fino all’arrivo di
Napoleone e quello all’ultramontana (in dodici).
Nel 1714 la regina Anna d’Inghilterra promulgò il
famoso concorso, relativo alla misurazione della longitudine, per la ricerca di
un orologio che su di un vascello riuscisse, a dispetto del rollio, del
beccheggio, degli sbalzi di temperature e dei venti, a conservare per sei
settimane una precisione pari a meno di tre secondi al giorno; mettendo in
premio la favolosa cifra di ventimila sterline. Fu l’inglese John Harrisson (1693-1776) a risolvere il problema con il suo
famoso H4 nel 1754. Nel corso dell’impresa egli inventò il pendolo compensato a
graticola, la spirale compensata bimetallica, ma soprattutto intuì per primo
che bisognava agire con un elemento di compensazione direttamente sul
bilanciere.
Nel 1755 il francese Jean-André
Lepaute (1720-1789) inventò, tra le altre cose,
l’orologio policameratico con cui far funzionare vari
quadranti in stanze diverse e l’orologio perpetuo mosso dalle correnti d’aria,
che si generano tra le varie stanze.
(Foto 4) Risale al 1760
l’adozione del quadrante a cercles-tournants,
inventato da Louis Montjoye orologiaio parigino, in
esso due cerchi d’ottone portano dodici placchette smaltate ciascuno, recanti
l’uno l’indicazione delle ore e l’altro quelle dei minuti divisi di cinque in
cinque. La rotazione orizzontale di detti cerchi richiama quella della terra;
l’ora è rilevata da un indicatore fisso, ricavato nell’ornamentazione. I più
comuni sono inseriti all’interno di vasi o di globi.
Jean Antoine Lepine
(1720-1814) francese intorno al 1775 concepì il suo famoso calibro (si chiama
così la disposizione delle parti di un movimento), tuttora in uso; in cui,
negli orologi da persona, si sostituisce la platina posteriore con ponti
mobili, permettendo un ingombro minore ed una maggiore duttilità nella
disposizione degli ingranaggi.
La sottovalutazione del pendolo lungo, con
oscillazione da secondo, portò in Francia alla produzione d’orologi con
scappamento a verga del tipo da mensola o da appoggio su piedistalli con
decorazione analoga a quella delle casse.
Dalla metà del
Ricordiamo
anche la produzione nella seconda metà del
Nel 1772 si organizzò la prima esposizione a
pagamento d’orologi, per un valore di ben duecentomila sterline.
Sempre
nell’ultimo quarto del secolo comparvero gli orologi scheletrici propriamente
detti.
Verso il 1770 si diffusero, evoluzione degli orologi
portatili con gli astucci di cuoio, le cappuccine
(semplici e di disegno arcaico normalmente con solo tempo e sveglia) e le marescialle (con casse di bronzo
scolpite ripetizione ed a volte gran suoneria). (Foto 3). Abraham Louis Breguet (1747-1823)
perfezionò le pendole (termine erroneo, perché tutti gli orologi mobili non
hanno evidentemente il pendolo) da viaggio rettangolari, originalmente con le
pareti tutte in metallo. In questo periodo le casse smaltate ginevrine
s’impongono in Europa.
Al Breguet, vero genio dell’orologeria, dobbiamo
molte invenzioni: nel 1790 il parachute (paracolpi, sospensione elastica dei perni del
bilanciere, che ne impediscono la rottura); nel 1795 il tourbillon (in cui il bilanciere può ruotare, compensando le
differenze di marcia dovute alla gravità); verso il 1800 le curve terminali
della molla spirale, che sollevate e rientranti rendono uniforme il moto del
bilanciere); alla stessa data l’applicazione negli orologi da persona di
quadranti in smalto bianco d’estrema pulizia ed eleganza e l’uso delle lancette
a pomme,
che portano il suo nome.
Abraham Louis Perrelet
(1729-1826) svizzero tra il 77 ed il 78 inventa l’orologio a carica automatica.
Nel 1783 circa fu realizzata la suoneria su gong in
filo d’acciaio (questo è un ottimo e ben visibile strumento di datazione).
Dopo aver riassunto alcune delle scoperte utili alla
datazione, analizziamo analogamente le differenze stilistiche.
In Francia le religeuses e poi le têtes de poupée (così
chiamate perché la sagoma ricorda quella della testa di una bambola) furono
decorate nello sfarzoso stile Boulle (André-Charles Boulle 1642-1732. Per
notizie sull’intarsio boulle vedi la scheda “Tecniche
d’intarsio seconda parte”, già uscita sull’Informatore). (foto 1)
In Inghilterra si continuarono ad eseguire per gli
orologi da mensola casse ebanizzate con più ricche applicazioni di metallo
dorato e la sommità a cupola traforata (bracket). In quelli da parete a cassa lunga prevale un’impronta
slanciata e classicheggiante, che in quelli più importanti lasciò il posto ad
influenze barocche, spesso arricchite da intarsi policromi.
Con
L’avvento dello stile Luigi XV segna il passaggio,
negli orologi da mensola, dalle monumentali Religieuses a pendole con casse
interamente di bronzo, con il quadrante smaltato bianco. A tale proposito
bisogna notare che il passaggio dai quadranti di bronzo dorato con le dodici
riserve delle ore in smalto, tipici del Luigi XIV, a quelli in un unico pezzo
di rame smaltato non fu immediato, ma avvenne dopo il 1740; in quanto fino a
quella data non era possibile fabbricarli. Come quadrante di transizione fu
realizzato quello in tredici pezzi, con dodici spicchi per le ore ed un disco
centrale (questo quadrante è un ottimo mezzo di datazione). (Foto 2)
La passione per la porcellana non solo spinse ad
inserire elementi di tale materiale d’importazione dall’Oriente, ma dopo la
riscoperta del processo produttivo, da parte di Johan Friedrich Böttger a Meissen nel 1708, si
produssero appositamente elementi da inserire nelle casse (sulla porcellana
vedi la scheda tecnica, gia uscita sull’Informatore).
Anche lo stupore per il bestiario esotico portò alla
costruzione di casse con tali animali: elefanti, cammelli, rinoceronti, ecc.
Tipiche del Luigi XVI sono le pendole portico, prodotte
dal 1780. (foto 5)
Le linee e la decorazione della cassa seguono gli
stili prevalenti nelle varie epoche e sono di conseguenza il primo elemento di
datazione.
Alla fine del
L’applicazione dei primi movimenti rotondi, al posto
di quelli quadrati, comportò alcune difficoltà di spazio. Per cui spesso fino
al Luigi XVI i fori delle cariche sono asimmetrici. Anche la presenza delle
molle cicloidali (placchette
semicircolari poste ai lati della sospensione del pendolo, per favorirne il
ritorno dell’oscillazione), soprattutto negli orologi con scappamento a verga,
indicano di massima una produzione arcaica. La presenza negli orologi fissi
francesi della conoide indica pure una produzione arcaica.
Negli orologi da persona è determinante la forma dei
piastrini, sempre più semplificata mano a mano che ci si avvicina
all’Ottocento. In quelli francesi la conoide è presente solo fin circa il 1820.
le lancette sono prevalentemente d’acciaio fino al Luigi XV, di ottone fuse o
di acciaio forgiato fino all’Ottocento. Ricordiamo che però spesso le lancette,
come i pendoli, possono essere stati sostituiti. Le chiavi di carica possono
essere coeve; ma sarebbe assurdo pretendere che siano originali, dato che
possono essere state sostituite, anche più volte, già in epoca.