SCHEDA D’APPROFONDIMENTO.
Queste schede tecniche d’antiquariato sono state scritte dall’antiquario
Pierdario Santoro, con la collaborazione della moglie Mara Bortolotto, per la
rubrica mensile edita sulla rivista “L’Informatore Europeo”. L’originale è corredato
da foto e didascalie, qui non riportate.
Il
legno parte terza, l’epoca storica, dal Rinascimento al XIX secolo.
I legni d’oltremare sono maggiormente
impiegati in ebanisteria a partire dal Seicento, ma erano utilizzati anche in
precedenza. La regina Elisabetta I vietò di tagliare gli alberi da legname, aventi
una superficie di base di almeno un piede quadrato, per farne legna da ardere o
carbone, che si trovavano entro 14 miglia da un corso d’acqua navigabile. Ed
analogo divieto fu emanato in America nel 1711 per gli alberi adatti alla
carpenteria navale, crescenti vicini ai fiumi ed ai mari. La rarefazione delle
foreste europee derivante al disboscamento per la costruzione delle flotte,
spinse ad intensificare la ricerca di nuove fonti di approvvigionamento nelle
colonie, dove erano direttamente fabbricate le navi; con stive più capienti ed
adatte al trasporto di grandi quantità di legname.
Nel Cinquecento assistiamo ad un generale accrescimento della
ricchezza, con il conseguente aumento della richiesta di beni di lusso e la trasformazione
del falegname in ebanista, nel senso proprio del termine di colui che
utilizzava legni esotici, provenienti principalmente dall’Africa e dalle Americhe.
I Portoghesi svilupparono nel primo decennio del XVI secolo il commercio con
l’oceano Indiano, la Malacca e le Molucche. Gli Spagnoli colonizzarono il
centro e l’America meridionale, che fino al 1520 furono considerati
un’appendice dell’Asia e di cui solo nel Settecento se ne provò l’effettiva
separazione. Gli Inglesi nella ricerca di passaggi a nord est ed a nordovest
colonizzarono l’America settentrionale. Dopo il 1632, abbandonata la ricerca
dei mitici passaggi, impraticabili per il congelamento degli stretti, fino
all’inizio del XVIII secolo si consolidò la colonizzazione dei territori noti.
Con il Settecento iniziò l’età “argentea” delle esplorazioni. È in quest’epoca
che si risolsero due grandi problemi: quello della sopravvivenza nei lunghi
viaggi, funestati dallo scorbuto, con l’introduzione della frutta fresca, con mele
trasportate in barili, e quello tecnico della rilevazione della longitudine in
mare, con la creazione di cronometri da marina efficienti (vedi le schede già
pubblicate sull’orologeria). Tra il Seicento e l’Ottocento possiamo affermare
che l’evoluzione stilistica degli arredi fu fortemente condizionata
dall’importazione di nuove specie legnose e di nuovi materiali. È datato 1503
il primo carico di legno esotico giunto dall’America in Portogallo, il brasiletto. Pedro Alvarez da Cabral scopre nel 1500 “L’isola di Vera Cruz”, che sarà
subito ribattezzata “Brasil” dal nome arabo, brasiletto, del legno verzino, già noto
in Asia, di cui la regione era tanto ricca da diventarne il principale prodotto
di esportazione. Già all’inizio del Seicento si temette per l’eccessivo
disboscamento, se ne importavano a Lisbona circa diecimila tonnellate l’anno, e
parliamo di materiale già selezionato. Esso fu usato in ebanisteria per
l’intarsio, anche dal Maggiolini, e per gli archetti degli strumenti musicali.
Il legno di campeggio, così chiamato dalla baia di Campêche
in Messico, fu tra le cause di una guerra tra Inglesi e Spagnoli; nel 1715 se
ne arrivarono ad importare circa seimila tonnellate. Nel 1510 gli Spagnoli
importarono dalla Giamaica il fustetto o legno giallo usato per il placcaggio e
l’intarsio. Il guaico bianco importato da Francesi, Portoghesi e Spagnoli e
quello nero dagli Inglesi, è un legno noto già dall’inizio del Cinquecento,
come lignum-vitae, per
l’utilizzo in medicina della sua resina e come legno santo, dagli ebanisti, come il Maggiolini;
duro al punto da essere usato per fabbricare i mortai. Dopo le conquiste coloniali,
l’ebano, oltre che dall’Africa, è importato dal Madagascar, dalle Indie
orientali e dalle Molucche. Dal Madagascar, detto africano, nero molto duro e
pesante. Da Ceylon, definito ebano asiatico. Dalle foreste fluviali dello Sri
Lanka, nero-rossastro, di difficile lavorabilità, le cui polveri sono
irritanti. Dal Coromandel, detto asiatico, dalla fascia tropico-equatoriale
dall’Indonesia all’India, nero o nero-porpora, durissimo. Da Macassar, dall’isola di Celebes, duro e pesante, nero con
strisce rossastre o giallognole. Da Camangon, da
Manila, e dalle Filippine, neri variegati, di piccole dimensioni. L’ebano di
Acapulco, dalle Antille e dall’America centrale. L’ebano Real,
da Cuba, nero, durissimo, pregiato. Anche se non sono propriamente ebani,
ricordiamo quello detto rosa, proveniente dalla Guaina e dall’Amazzonia, e
quello verde, dalle Antille e dall’America centro-meridionale; entrambi usati
dal Maggiolini. L’ebano fu utilizzato soprattutto nel Seicento, tanto da imporre
il nome alla corporazione degli “ebanisti” distinguendo chi lavorava legni
pregiati esotici dai falegnami, cui era permesso solo l’utilizzo dei legni
locali, meno pregiati. Nel Settecento sia il mutamento del gusto, più frivolo e
meno attratto dalla sobrietà dei legni scuri, sia l’uso di ebanizzare altri
legni come il pero ed il noce, al fine di economizzare sul costoso ebano,
portarono a limitarne progressivamente l’impiego. In ebanisteria un posto di
preminenza spetta al mogano, utilizzato già all’inizio del Cinquecento da
Cortez per le navi, alla fine del secolo fu impiegato nella costruzione
dell’Escorial e nel 1595 fu presentato ad Elisabetta I. l’importazione dalla
Giamaica diventò regolare solo dal 1670. Usato sporadicamente nel Seicento in
Francia ed in Olanda, dal 1750 diventò il principale legno dell’ebanisteria
inglese e poi dal Luigi XVI di quella francese. Si utilizzarono lo Swietenia mahagoni
proveniente da Santo Domingo, Cuba e Giamaica, e lo Swietenia
macrophilla proveniente dall’Honduras, più
morbido e impiegato soprattutto per il fusto e poi impiallacciato con quello di
Cuba, preferito a quello di Santo Domingo perché più facile da lavorare. Nel
1722 se ne importò per 276 sterline, arrivando nel 1800 a 17744 sterline. Il prezzo mutava e molto in base alla qualità
delle venature. Dal 1730 soppiantò il commercio del campeggio. Il Maggiolini lo
chiamava “mogano rosso”. Molto rilevante in ebanisteria fu l’importazione del
palissandro, che comparve nella placcatura dei mobili di lusso in Francia già dal
Cinquecento ed in quella dei mobili olandesi dal Seicento, ma soprattutto in
area tedesca esso era utilizzato per gli intarsi nel XVII secolo. Era adoperato
anche in Italia, per esempio per le famose placcature a quadrifoglio dei mobili
genovesi. Era denominato anche bois de violette e quello
brasiliano jacaranda. Anche il bois de rose è un palissandro,
così chiamato perché durante il taglio emana tale caratteristico odore
(ricordiamo che il bois de rose è un’essenza quasi
estinta, protetta dal protocollo di Kioto e di cui è vietato il taglio e in
Italia è obbligatoria la denuncia delle scorte alla guardia forestale). Dalla
seconda metà del Settecento s’importò dalle Antille e dal Venezuela il satinwood o bois
satiné (citrino americano), che deve il suo nome
alla sua lucentezza dorata e all’effetto satinato che assume una volta
lucidato. Fu di gran moda per placcature ed intarsi o massiccio per arredi di
lusso fino a tutto l’Ottocento. Sempre nel Seicento giunse l’amaranto (specie
delle Peltogine) usato soprattutto per
torniture. Ricordiamo altre essenze rare: il legno corallo arrivato in Francia dal
1750, il legno serpente detto anche bois de lettres, il legno zebra e quello pernice; tutti dal
Settecento in poi. Dalla Virginia giunse fin dal 1660 il noce nero, più
resistente di quello europeo, la cui importazione in Inghilterra aumentò dopo
il duro inverno del 1709, che causò la morte di molte piante di noce europeo,
portando la Francia a vietarne l’esportazione. Dal 1725 al noce nero si preferì
il mogano. L’ininterrotta foresta, che copriva il nord-est dell’America
settentrionale dal 1625 al 1825, fu disboscata per la metà, soprattutto per la
fabbricazione di navi, che toccò tra il 1768 e il 1773 la media di almeno 400
velieri l’anno. Dal Canada dopo il 1850 arrivò a Parigi la tuia, in alternativa
a quella dell’Atlante. Anche in liuteria ampio fu l’uso di legnami esotici,
come ad esempio l’acero da zucchero americano, per il fondo degli strumenti a
corda, o il bosso zapatero,
per quelli a fiato. Molte specie furono trapiantate in Europa come il pioppo
nero americano o il Douglas, ecc. I legni d’importazione erano costosi, ad
esempio il mogano veniva selezionato all’origine scegliendo per l’ebanisteria
una pianta ogni quattrocento tagliate e si creò un’industria specializzata
nella preparazione delle assi e a volte della placcatura, che erano importate
già segate. Al momento del blocco continentale, voluto da Napoleone per
danneggiare le importazioni inglesi, il solo mogano, di cui l’Inghilterra era
monopolista, costituiva quasi il 40% delle entrate del commercio estero
inglese. Dall’Ottocento la creazione di mezzi di trasporto più moderni, come il
battello a vapore, e l’introduzione nel 1806 delle prime sfogliatrici
meccaniche, permise l’importazione a prezzi decisamente più convenienti.