SCHEDA DI APPROFONDIMENTO.

 

Chiavi e serramenti, quinta parte. Aspetti tecnici.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dalla “Encyclopedie” di Diderot e D’Alembert. Maglio meccanico a mano, di grandi dimensioni, destinato alla fucinatura delle lamiere. Notiamo l’ampio volano, che permetteva una cadenza regolare dei colpi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Serratura sette-ottocentesca, da cassetto. Cm 12,4x10,6x2,2. Chiave femmina. Notiamo la raffinata molla realizzata con un perno d’appoggio, che ne ottimizza il funzionamento raddoppiandone la leva. La vernice nera con cui è ricoperta la scatola è tipica di questo periodo e rivestiva carattere decorativo, accordandosi con i particolari ebanizzati, spesso presenti sui mobili, in accordo con i moderni dettami decorativi del Biedermeier; serviva inoltre quale antiruggine.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Serratura ottocentesca, da cassetto, cm 9,2x7,3x1,3, di fattura modesta. Chiave femmina. Uno scatto, un Ingegno. Notiamo il gancio di arresto del chiavistello ed i fori svasati per le viti di fissaggio.               

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Serratura della prima metà dell’Ottocento. Notiamo anche in questo caso la vernice nera con funzione protettiva, che è elegantemente incisa a disegno geometrico. La piastra trapezoidale è tipica degli arredi Restaurazione (1815-30).

Nelle aree periferiche la produzione delle serrature resta a lungo alquanto rustica. L’evidente fabbricazione manuale non è indice di maggior valore del manufatto, ma solo di una prolungata arretratezza di quelle botteghe, che non potendo accedere sia per ragioni geografiche, sia per i costi più elevati, ai fornitori di serrature più specializzati e sviluppati, dovevano accontentarsi della produzione di fabbri locali. D'altronde anche la loro clientela era meno aggiornata ed esigente e con minori possibilità economiche.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Raffinate serrature di un secretair Consolato (1800-05), stampigliato Eckel, ebanista parigino di origine tedesca. Quella della ribalta (davanti e retro), cm 11,7x31x1,5, presenta tre chiavistelli azionati da due scatti della chiave. La parte a vista di tale serratura, che non viene coperta dalla pelle del piano scrittoio, è rivestita da una lamiera di ottone rivettata alla scatola d’acciaio. La serratura, cm 44x6x1,5, dello sportello inferiore, ha tutta la scatola a vista di ottone ed è elegantemente sagomata. La leva, che alza la molla è pure di ottone. Per entrambe unica chiave (cm 7,4) d’acciaio con impugnatura di bronzo cesellato e dorato. Gli innesti sono a doppio cerchio. Secretair proprietà dell’autore.

Nei secretair di qualità il vano inferiore presenta due sportelli (in francese secretair a vanteaux) essi celano un castello, che può essere a tre cassetti o variamente suddiviso. Questo consente una migliore e più omogenea distribuzione dei fogli di impiallacciatura senza che il disegno sia disturbato dalle divisioni orizzontali tra i cassetti, come avviene, quando essi sono a vista. La serratura della ribalta presenta sempre due un chiavistello a due o tre innesti. Quella provvista di aste di chiusura con inserimento nei montanti laterali è normalmente ancora settecentesca, oppure destinata alla ribalta di un boureau; al fine di non disturbare il piano scrittoio con ingombranti innesti, come avviene in quelli più rustici. La serratura con un solo catenaccio è sinonimo di costruzione modesta, di aree periferiche, italiana o mitteleuropea.

Nelle serrature francesi neoclassiche è usuale rivestire la parte della serratura a vista, inserita tra l’impellicciatura, con una lamiera di ottone o produrre tutta la scatola, se interamente a vista, di ottone, anche le cerniere sono spesso d’acciaio rivestite o tutte d’ottone.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Serratura di acciaio da sportello I° Impero, cm h. 7x6x3. Gancio per detta, cm8x22x0,3, situato a metà del piano divisorio interno. Appartenenti ad una credenza a due sportelli. Proprietà dell’autore.

 

Quando la serratura è collocata a metà dello sportello ed il suo gancio è situato in corrispondenza, a metà di un piano divisorio interno, siamo sicuri che il mobile non ha subito modifiche; se invece la serratura, come quella del secretair precedente, percorre tutto lo sportello verticalmente innestandosi nei montanti superiore ed inferiore, detto sportello poteva chiudere una cassettiera, che ovviamente non avrebbe potuto ospitare un gancio a metà di un cassetto, che di norma erano in numero di tre. Nel corso dell’Ottocento la necessità di mobili credenze ha portato sovente a tale modifica con l’eliminazione della cassettiera, che spesso nasceva già estraibile, e l’introduzione di un piano divisorio.

In Europa è con l’Ottocento e l’affermazione della borghesia e dei suoi usi, che si formalizza la destinazione di ambienti specifici per il pranzo e di conseguenza si rende necessaria, per le case meno lussuose e provviste di minor servitù, la fabbricazione di mobili contenitori per il vasellame. Altrimenti l’occorrente è portato in tavola da altri ambienti di servizio, che ovviamente non necessitavano di arredi costosi, ma di più semplici scansie. Le credenze e le sacrestie, come si desume dallo stesso vocabolo di evidente origine ecclesiastica, erano collocate appunto nelle sacrestie per contenere gli apparati destinati all’altare. Di sicuro i nobili di rango non facevano prendere le stoviglie od imbandire le tavole davanti agli ospiti. Ciononostante esistono rari arredi d’epoca a sportelli provenienti dai negozi, dalle farmacie, ecc.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Serratura, cm 9,3x7,2x2,1, e chiave, cm 10, di vetrina I° Impero. Francia. Innesto a doppio cerchio, piastra di ottone. Notiamo la molla a V, con rivettata la sua leva di ottone. Notiamo l’ampia e comoda impugnatura della chiave che fungeva da maniglia per lo sportello. Vetrina proprietà dell’autore. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Serratura da cassetto I° Impero. Innesto a quadrifoglio per chiave femmina egualmente sagomata. Piastra superiore rivestita di lamiera di ottone rivettata alla scatola. Due scatti, Piemonte-Savoia. Cm 6,7x13,3x1,7. Notiamo che la leva è ricavata da una piegatura della molla, invece che dalla placchetta tipica dei modelli francesi coevi. Anche l’arresto del catenaccio è realizzato da un ingrossamento del suo terminale. Di norma una scanalatura praticata nel chiavistello funge da guida e da arresto, come nelle serrature precedenti.

 

 

Quando gli innesti e le corrispondenti chiavi sono sagomati ciò è sempre indice di produzione da parte di officine specializzate e di ricerca di una maggiore qualità estetica. Tale costruzione aveva fini puramente ornamentali, essendo sempre possibile scassinare con grimaldelli piuttosto semplici anche queste serrature.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Elegante chiave maschio, cm 6, e serratura, cm 5x6,5x1,4, del cassetto di un tavolino da lavoro austriaco Biedermeier (1815-48). Nonostante una lavorazione già industriale, notiamo l’elegante diamantatura a vista della scatola e la rifinitura a lima. I fori sono svasati per l’impanatura delle viti. Tavolino proprietà dell’autore.

Le serrature ottocentesche di area mitteleuropea presentano spesso raffinatezze a volte insospettabili, anche in quelle da incasso, che una volta montate non erano visibili; al ferraiolo ciò non interessava lui le eseguiva comunque al meglio. Le corporazioni sopravvissero a lungo in questi stati garantendo standard qualitativi eccellenti, anche nelle produzioni non di lusso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Serratura, cm 18x3, e chiave femmina, 5x1,2, da sportello, seconda metà dell’Ottocento. Lavorazione industriale con finitura manuale a lima.  Le aste smontabili, non illustrate, sono a mezzo tondo, come i suoi cavallotti, che servono a tenerle in linea. Esse potevano essere montate di lunghezza differente secondo l’altezza dello sportello. Notiamo i rivetti trafilati perfettamente cilindrici. La chiave è stampata.

 

 

                                                                      

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Serratura industriale tra Otto e Novecento. Notiamo i rivetti montati a macchina su di una lamiera di spessore assolutamente uniforme.

Nelle serrature industriali la mappa e la chiave sono di misure ridotte, sia per risparmiare sui costi di produzione, sia per renderne più agevole la portabilità. Sono normalmente ad un solo scatto ed a volte la toppa è disposta sia orizzontalmente, sia verticalmente per consentire di montare la serratura sia in verticale su un cassetto, sia in orizzontale su uno sportello. Se la chiave si introduce da un sol lato è sempre femmina, se, come in quelle da porta, si introduce dai due lati è maschio. Dalla fine del secolo a volte è applicata una serratura di tipo Yale.

 

 

 

 

Le serrature presentate sono proprietà dell’autore.

 

Un ringraziamento particolare al maestro ferraiolo Leonardo Dingi di Bologna, per i preziosi consigli.

 

Queste schede tecniche d’antiquariato sono state scritte dall’antiquario Pierdario Santoro, con la collaborazione della moglie Mara Bortolotto, per la rubrica mensile edita sulla rivista “L’Informatore Europeo”. L’originale è corredato da foto e didascalie, qui non riportate.

 

 

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