Bologna, via
Nazario Sauro 14/b
Tel. 051260619
3356635498 3358495248
Queste schede tecniche d’antiquariato sono
state scritte dall’antiquario Pierdario Santoro
per la rubrica mensile edita sulla rivista
“L’Informatore Europeo”. L’originale è corredato da foto e didascalie, qui non
riportate.
Si
ringrazia per la collaborazione la Professoressa Mara Bortolotto, perito d'Arte
presso il Tribunale di Bologna (www.peritoarte.it).
Scheda di approfondimento.
La carta stampata. Parte quarta. I ventagli.
I ventagli.
Diverse sono le tipologie dei ventagli. Con lungo
manico e fissaggio che riunisce una serie di piume o palmette. -A intelaiatura
fissa, con manico e schermo (ventola) in cartone oppure in legno e carta, o in
metallo e stoffa. -A coccarda, utilizzati come flabellum liturgico, dall'alto
Medioevo a oggi, dalle chiese cristiane. -Pieghevoli, inventati e poi
perfezionati in Estremo Oriente nel IX secolo. Sono di due tipi. Ventaglio
privo di pagina, denominato brisé, costituito da lamine sovrapponibili,
che possono essere d'avorio, madreperla, legno, oppure altri materiali rigidi,
tenute insieme, alla base, da un perno (rivetto), e collegate all'altra
estremità da un nastro. -A pagina dove delle stecche di materiale rigido
servono di supporto a una pagina ripiegata a soffietto, in carta oppure in
seta, che può essere di diversa natura, dentellata oppure ricamata o dipinta.
Quelli a flabellum o ventaglio alto sono noti
dalla più remota antichità, come è mostrato, nei bassorilievi e nelle pitture
egizi, già almeno dalla XIX dinastia; ma erano usati soltanto nei servizi e
nelle cerimonie di palazzo. I Greci, dal secolo V° a.C., adoperarono il ventaglio
per l'utilizzo domestico; imitati poi dagli Etruschi e dai Romani. Era
utilizzato nel rituale cristiano. Nel duomo di Monza se ne conserva un
esemplare appartenuto alla regina Teodolinda. Il ventaglio era costruito in
fogge molto diverse e con materiali molto vari, dove predominavano la tela e le
penne.
I cinesi possedevano già nel II sec. a.C. dei
ventagli rigidi in bamboo. Quello pieghevole fu inventato dai Giapponesi nel
VII secolo d.C., forse inspirati nel meccanismo dall'ala del pipistrello. I
Portoghesi lo importano in Europa dall’Oriente nel XV secolo. Durante il
Rinascimento si usava un ventaglio a forma di bandierina, di paglia
intrecciata. Fino alla metà del Seicento la pagina era di norma rigida e il
ventaglio era parte integrante dell’abbigliamento. Un inventario del 1603
documenta che la regina Elisabetta ne possedeva ventisette, coordinati con i
vari abiti. Contemporaneamente si affermò la moda del ventaglio pieghevole, che
dalla metà del Seicento in Francia fu dipinto con un’unica raffigurazione
pittorica unitaria. Nel 1673 si costituì in Francia la corporazione dei Ventaglisti;
creata anche in Inghilterra dal 1709. Nel Settecento l'artigiano francese
Eugène Prost si trasferì in Spagna, mettendo quel regno in grado di concorrere
con i prodotti francesi e italiani. Nello stesso secolo fu creato il sindacato
degli Abaniqueros (produttori di ventagli) e agli inizi dell’Ottocento
si fondò la Real Fàbrica de Abanicos. In Italia la zona centrale della
pagina presenta, all’interno di fastose cornici, riproduzioni degli affreschi
più in voga dei Carracci, di Guido Reni, ecc. o scene a paesaggio, con eruzioni
del Vesuvio, con rovine ecc. Il Grand Tour (il viaggio in Italia e Grecia, che
faceva parte dell’istruzione dei giovani nobili) favorì il loro commercio per
tutto il Settecento.. Nel tardo Seicento si diffusero dalla Cina coloratissime
ventole del tipo brisè. Per produrre tali ventagli fino all’inizio del
Settecento le stecche furono importate e in Europa si fabbricarono solo i
manici; poi si cominciò a farne di piccoli con stecche d’avorio decorate a
vernice, erroneamente ritenuti facenti parte del gruppo di quelli a Vernis
Martin (lacca francese prodotta dai fratelli Martin solo dal 1730). Dalla metà
del secolo i ventagli divennero più grandi, ma essendo portati soprattutto
nelle occasioni di gala erano raramente aperti e la loro qualità non era
elevata. In Inghilterra dal 1720 si cominciarono a stampare le pagine. Fino al
1735-40 si preferirono pagine con soggetti biblici, letterari o storici. Fino
al 1765 si decorarono con scene galanti o pastorali. Le composizioni
neoclassiche sono normalmente divise in tre parti. All’inizio dell’Ottocento si
produssero quelli con stecche di acciaio e dalla metà quelli litografati con
personaggi rinascimentali e alla Watteau; alla fine del secolo s’introdussero
soggetti naturalistici come le farfalle e si ritornarono a produrre quelli di
piume di struzzo. Il ventaglio era utilizzato sia dagli uomini, che ne
portavano di piccolo formato nelle tasche, sia dalle donne. Con il ventaglio si
comunicavano precisi segnali, giungendo a un vero e proprio linguaggio figurato,
il così detto alfabeto del ventaglio. Accenniamo all’arte marziale del tessenjutsu, che
utilizzava il tessen, il ventaglio giapponese da combattimento. Il suo
uso è menzionato già nelle antiche leggende. Si narra che l'eroe Yoshitsune,
fratello del primo shogun Yoritomo, sconfisse il forte Benkei, parando con un ventaglio
i colpi della sua lancia. Questo uso del ventaglio da combattimento gli fu
insegnato da una creatura mitologica, un tengu, che lo istruì anche nell'arte
della spada. I praticanti del tessenjutsu potevano acquisire una grande
abilità. Alcuni divennero talmente abili che furono capaci di difendersi contro
un attaccante che brandiva una spada, e persino uccidere un avversario con un
singolo colpo. Ad esempio un famoso spadaccino del tardo XVI sec., Ganryu,
riuscì a sconfiggere molti nemici con un tessen. Oltre ad essere usato in
duelli contro nemici armati di spade e lance, una persona abile riusciva a
usarlo per deviare coltelli e dardi avvelenati lanciatigli contro. Il
tessenjutsu è ancora praticato da pochi esperti in Giappone.
In Italia, si tiene annualmente, verso la fine di
luglio, in vista della chiusura dei lavori parlamentari, la cerimonia del
ventaglio, durante la quale l'Associazione stampa parlamentare dona un
ventaglio decorato al Presidente della Repubblica Italiana e ai Presidenti
della Camera dei deputati e del Senato. Il primo ventaglio fu consegnato il 7
luglio 1893 al Presidente della Camera Giuseppe Zanardelli; si trattava di un
semplice ventaglio di carta sul quale erano apposte le firme di tutti i
giornalisti della tribuna stampa. Dal 1871, infatti, l'Assemblea era ospitata
nella provvisoria aula Comotto. Nei primi giorni di luglio del 1893, molti
giornalisti della tribuna stampa, per combattere l'afa dell'aula, usarono dei
ventagli. Zanardelli notò la trovata ed espresse ad alcuni corrispondenti, con
ironia, la propria invidia. Da qui, il pretesto per il semplice dono. Con il
Novecento il ventaglio cade progressivamente in disuso.
Tecnica di fabbricazione delle pagine di carta.
Possono essere di carta semplice o doppia. In
entrambi i casi si piegano le pagine a fisarmonica. I ventagli semplici si
fanno incollando direttamente le stecche (dette in antico frecce) sul retro
della pagina decorata. Quelli doppi si fanno incollando due fogli di carta,
ognuno decorato, poi s’introduce un lungo ago di ottone distaccando un foglio
dall’altro dove deve essere collocata la stecca e quest’operazione si chiama
montare il ventaglio. Le estremità delle stecche sono sovrapposte all’estremità
inferiore e unite da un rivetto ribattuto. Le due stecche esterne sono più
robuste, sono chiamate guardie, e s’incollano sulla carta alle due estremità
della pagina in modo che quando il ventaglio è chiuso, lo contengano tutto. Tra
Sette e Ottocento fu inventata una macchina per la montatura di precisione tra
i due fogli.