Bologna, via
Nazario Sauro 14/b
Tel. 051260619
3356635498 3358495248
Queste schede tecniche d’antiquariato sono
state scritte dall’antiquario Pierdario Santoro
per la rubrica mensile edita sulla rivista
“L’Informatore Europeo”. L’originale è corredato da foto e didascalie, qui non
riportate.
Si
ringrazia per la collaborazione la Professoressa Mara Bortolotto, perito d'Arte
presso il Tribunale di Bologna (www.peritoarte.it).
Scheda di approfondimento.
Il
restauro di un affresco, parte prima.
In questa scheda e nella
prossima vi illustriamo le modalità di intervento per il restauro di un
affresco, eseguito da Lorena e Luigi Moretto, via Pillo, Medicina, tel.
051850226. Riportiamo interamente la relazione. La documentazione fotografica
più significativa è stata introdotta nel testo per renderlo più chiaro.
IL RESTAURO, ESERCIZIO DI
TUTELA.
Pensiamo sia giusto
considerare il restauro di un’opera o di un qualsiasi oggetto d’arte, uno degli
aspetti importanti della tutela del nostro patrimonio storico-artistico; ed è
indubbio che la salvaguardia della nostra memoria storica passi necessariamente
attraverso la salvaguardia delle innumerevoli testimonianze che di questa fanno
parte: si tratta sostanzialmente di prendersi cura di ciò che rappresenta la
nostra identità culturale e non solo: nell’introduzione al libro Jhon Ruskin di
Roberto Di Stefano egli scrive «Trasmettere al futuro la memoria del passato
nelle testimonianze più varie e diverse: dal codice miniato all’edificio
monumentale, dall’affresco all’ambiente antico della città, è oggi inteso come
compito della società, necessario se non sufficiente, per garantire all’uomo
moderno condizioni psichiche e fisiche non distruttive e alienanti».
IL CROCIFISSO TRECENTESCO (Sala del Capitolo, Forli).
Quando il 7 luglio 1866
venne decretato attraverso una legge del governo la soppressione degli ordini
religiosi, si procedette anche alla confisca dei beni di loro proprietà: di
conseguenza ai Servi di Maria a Forlì fu confiscato il Convento, e la Chiesa
passò al Fondo per il Culto. A seguito di tale decisione furono diverse le
opere tolte dal loro contesto, ovvero quello del Santuario, per essere
trasferite nella Pinacoteca della città: come l Annunciazione del Palmezzano e
la Sacra Famiglia di Francesco Menzocchi, tra queste venne inclusa anche
l’asportazione del Crocifisso miracoloso venerato nell’antico Capitolo del
Convento. In un passo tratto dal Diario di Filippo Guarini 1888, conservato
presso la Bîblioteca Comunale di Forlì (vol. VI pag. 465), alla data 30 aprile
1880 troviamo scritto: «in questa occasione è stato tolto dai muro, trasportato
in tela l’affresco del Cristo con ai lati la Vergine e San Giovanni che era nel
Capitolo della Chiesa di San Pellegrino e si porrà nella Pinacoteca. La pia
tradizione vuole che questo fosse il Crocifisso che sanò la gamba a San
Pellegrino, e lo prova la devozione costante dei fedeli a quell’immagine. il lavoro
di trasporto è stato fatto alla chetichella e ïn modo che le povere timorate di
Dio quasi non se ne accorgano». L’incarico fu affidato ad un certo Filippo
Fiscali restauratore, che tagliò l’affresco dal muro e lo adagiò su un supporto
composto da un’armatura in metallo e gesso. Per anni i Frati lo considerarono
una sorta di sottrazione illegale e attraverso una lunga controversia per
stabilirne la proprietà ne chiesero più volte la restituzione, che avvenne nel
1966 dopo che si conclusero i lavori di risanamento della sala Capitolare:
questo ci fa presupporre che i motivi che indussero al distacco fossero di
carattere conservativo, in alcuni documenti dell’epoca si parta infatti di un
«frammento di affresco, già nella Chiesa di San Pellegrino, trasportato su rete
metallica da Filippo Fiscali che rappresenta Cristo Crocifisso guasto
dall’umidore di un muro esterno e dalla negligenza dei custodi». L’intervento
fu quindi dettato dalla necessità di preservare l’opera da un’ulteriore
degrado, salvo poi scoprire che altri danni vennero causati dal distacco
stesso.
SCHEDA TECNICA.
Affresco staccato,
frammentario: sec. XIV, collocato presso la sala Capitolare della Chiesa Dei
Servi di Maria (San Pellegrino) a Forlì, di dimensioni cm. 178x220; la tecnica
pittorica originaria è quella della pittura ad affresco. Raffigura Cristo
Crocifisso posto tra le figure dolenti di Maria e Giovanni: da sempre
considerato di scuola Giottesca, fu nel 1965 da Carlo Volpi definitivamente
attribuito a Giuliano Da Rimini, ed è sicuramente una delle testimonianze più
incisive e rappresentative dell’opera del pittore: nonostante l’evidente
danneggiamento, si può ancora cogliere la straordinarietà dei volti dei di due
Dolenti. Per quel che concerne l’analisi conservativa, l’affresco al momento
del restauro si presenta con una lettura frammentaria dovuta in buona parte ai
danni riportati in seguito al distacco avvenuto negli anni compresi fra il
1880-88. Una delle zone maggiormente compromesse è senz’altro quella della
figura del Cristo, che rivela un notevole degrado: l’aureola e parte della
testa, fatta eccezione per alcuni frammenti, sono andate completamente perdute,
cosi pure le mani. Inoltre tutto l’affresco è stato mutilato nella sua parte
inferiore. In corso d’opera si constata che, in modo diffuso, l’opera ha subito
diversi interventi di ridipintura, come nel manto nero della Vergine, o
all’interno del cielo e del paesaggio; ove sono visibili diversi frammenti di
colore blu scuro, presumibilmente originali, ma ve ne sono molti altri di
colore giallo senape e rosso riferibili sicuramente ad interventi di epoca più
recente. Una lunga crepa corre dalla croce alla spalla del Cristo, piegando di
nuovo sulla croce: in corrispondenza di questa, si evidenziano alcune zone
tinte di rosso che sono certamente anche queste parti ridipinte, come quelle
riscontrabili lungo il braccio destro e sulla spalla sinistra ed ulteriormente,
lungo l’addome e sul perizoma, in cui troviamo inoltre numerosi sollevamenti
del colore. Sul manto del San Giovanni sono presenti diversi frammenti di
intonaco e colore originali, ma per il resto è stato totalmente ridipinto.
Restano altresì ben conservati e leggibili, i volti dei due Dolenti.
L’intervento più massiccio di ridipintura risale sicuramente ad epoca
cinquecentesca e sono diversi gli elementi, che hanno indotto la dott.sa Anna
Colombi Ferretti della Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici di Bologna,
che ha seguito e diretto i lavori di restauro, a ricondurre tale intervento al
pittore Marco Palmezzano; e a inserire conseguentemente l’opera all’interno del
catalogo della mostra dedicata al Pittore che si è tenuta a Forlì nel 2005.
L’andamento irregolare della superficie, ove sono evidenti diversi solchi ed
avvallamenti nonché delle vere e proprie spaccature è stato provocato in parte
dal raggrinzimento della tela (garza o mussola), usata come protezione durante
il distacco, ed in parte, nel caso delle spaccature, da movimenti traumatici
subiti sempre nel corso di tale operazione: tali irregolarità ed asperità sono
vïsibili in più parti dell’affresco, inoltre un’ampia lacuna corre lungo il
bordo inferiore, ove vengono riscontrate tracce evidenti di efflorescenze
saline. L’intera struttura ha un peso considerevole, dovuto al tipo di supporto
su cui ò adagiato l’affresco: in gesso, con all’interno un’armatura di rete
metallica, il tutto inserito dentro un telaio di legno sostenuto da una
rinforzo anche questo in metallo. L’uso del gesso, di natura fortemente
igroscopica, spiegherebbe la presenza delle efflorescenze saline ed è anche la
causa dei sollevamenti e dei rigonfiamenti presenti in più punti. Si può
affermare in ultima analisi che lo stato conservativo è decisamente pessimo:
anche se è difficile affermare, quanto sia dovuto agli interventi ripetuti di
restauro, o quanto invece alle condizioni un tempo poco salubri dell’ambiente
in cui era originariamente collocato l’affresco: entrambi questi fattori lo
hanno portato senza dubbio ad un progressivo degrado.