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Nazario Sauro 14/b
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Queste schede tecniche d’antiquariato sono
state scritte dall’antiquario Pierdario Santoro
per la rubrica mensile edita sulla rivista
“L’Informatore Europeo”. L’originale è corredato da foto e didascalie, qui non
riportate.
Si
ringrazia per la collaborazione la Professoressa Mara Bortolotto, perito d'Arte
presso il Tribunale di Bologna (www.peritoarte.it).
Scheda di approfondimento.
Il legno parte terza, l’epoca storica, dal
Rinascimento al XIX secolo.
I legni d’oltremare sono maggiormente
impiegati in ebanisteria a partire dal Seicento, ma erano utilizzati anche in
precedenza. La regina Elisabetta I vietò di tagliare gli alberi da legname,
aventi una superficie di base di almeno un piede quadrato, per farne legna da
ardere o carbone, che si trovavano entro 14 miglia da un corso d’acqua
navigabile. Ed analogo divieto fu emanato in America nel 1711 per gli alberi
adatti alla carpenteria navale, crescenti vicini ai fiumi ed ai mari. La
rarefazione delle foreste europee derivante al disboscamento per la costruzione
delle flotte, spinse ad intensificare la ricerca di nuove fonti di
approvvigionamento nelle colonie, dove erano direttamente fabbricate le navi;
con stive più capienti ed adatte al trasporto di grandi quantità di legname.
Nel Cinquecento
assistiamo ad un generale accrescimento della ricchezza, con il conseguente
aumento della richiesta di beni di lusso e la trasformazione del falegname in
ebanista, nel senso proprio del termine di colui che utilizzava legni esotici,
provenienti principalmente dall’Africa e dalle Americhe. I Portoghesi
svilupparono nel primo decennio del XVI secolo il commercio con l’oceano
Indiano, la Malacca e le Molucche. Gli Spagnoli colonizzarono il centro e
l’America meridionale, che fino al 1520 furono considerati un’appendice
dell’Asia e di cui solo nel Settecento se ne provò l’effettiva separazione. Gli
Inglesi nella ricerca di passaggi a nord est ed a nordovest colonizzarono
l’America settentrionale. Dopo il 1632, abbandonata la ricerca dei mitici
passaggi, impraticabili per il congelamento degli stretti, fino all’inizio del
XVIII secolo si consolidò la colonizzazione dei territori noti. Con il
Settecento iniziò l’età “argentea” delle esplorazioni. È in quest’epoca che si
risolsero due grandi problemi: quello della sopravvivenza nei lunghi viaggi,
funestati dallo scorbuto, con l’introduzione della frutta fresca, con mele trasportate
in barili, e quello tecnico della rilevazione della longitudine in mare, con la
creazione di cronometri da marina efficienti (vedi le schede già pubblicate
sull’orologeria). Tra il Seicento e l’Ottocento possiamo affermare che
l’evoluzione stilistica degli arredi fu fortemente condizionata
dall’importazione di nuove specie legnose e di nuovi materiali. È datato 1503
il primo carico di legno esotico giunto dall’America in Portogallo, il brasiletto. Pedro Alvarez da Cabral scopre nel 1500 “L’isola di Vera Cruz”, che sarà
subito ribattezzata “Brasil” dal nome arabo, brasiletto, del legno verzino, già noto
in Asia, di cui la regione era tanto ricca da diventarne il principale prodotto
di esportazione. Già all’inizio del Seicento si temette per l’eccessivo
disboscamento, se ne importavano a Lisbona circa diecimila tonnellate l’anno, e
parliamo di materiale già selezionato. Esso fu usato in ebanisteria per
l’intarsio, anche dal Maggiolini, e per gli archetti degli strumenti musicali.
Il legno di campeggio, così chiamato dalla baia di Campêche
in Messico, fu tra le cause di una guerra tra Inglesi e Spagnoli; nel 1715 se
ne arrivarono ad importare circa seimila tonnellate. Nel 1510 gli Spagnoli
importarono dalla Giamaica il fustetto o legno giallo usato per il placcaggio e
l’intarsio. Il guaico bianco importato da Francesi,
Portoghesi e Spagnoli e quello nero dagli Inglesi, è un legno noto già
dall’inizio del Cinquecento, come lignum-vitae, per l’utilizzo in medicina della
sua resina e come legno santo,
dagli ebanisti, come il Maggiolini; duro al punto da essere usato per
fabbricare i mortai. Dopo le conquiste coloniali, l’ebano, oltre che
dall’Africa, è importato dal Madagascar, dalle Indie orientali e dalle
Molucche. Dal Madagascar, detto africano, nero molto duro e pesante. Da Ceylon, definito ebano asiatico. Dalle foreste fluviali
dello Sri Lanka, nero-rossastro, di difficile lavorabilità, le cui polveri sono
irritanti. Dal Coromandel, detto asiatico, dalla
fascia tropico-equatoriale dall’Indonesia all’India, nero o nero-porpora,
durissimo. Da Macassar, dall’isola di Celebes, duro e
pesante, nero con strisce rossastre o giallognole. Da Camangon,
da Manila, e dalle Filippine, neri variegati, di piccole dimensioni. L’ebano di
Acapulco, dalle Antille e dall’America centrale. L’ebano Real,
da Cuba, nero, durissimo, pregiato. Anche se non sono propriamente ebani,
ricordiamo quello detto rosa, proveniente dalla Guaina e dall’Amazzonia, e
quello verde, dalle Antille e dall’America centro-meridionale; entrambi usati
dal Maggiolini. L’ebano fu utilizzato soprattutto nel Seicento, tanto da
imporre il nome alla corporazione degli “ebanisti” distinguendo chi lavorava
legni pregiati esotici dai falegnami, cui era permesso solo l’utilizzo dei
legni locali, meno pregiati. Nel Settecento sia il mutamento del gusto, più
frivolo e meno attratto dalla sobrietà dei legni scuri, sia l’uso di ebanizzare altri legni come il pero ed il noce, al fine di
economizzare sul costoso ebano, portarono a limitarne progressivamente
l’impiego. In ebanisteria un posto di preminenza spetta al mogano, utilizzato
già all’inizio del Cinquecento da Cortez per le navi,
alla fine del secolo fu impiegato nella costruzione dell’Escorial
e nel 1595 fu presentato ad Elisabetta I. l’importazione dalla Giamaica diventò
regolare solo dal 1670. Usato sporadicamente nel Seicento in Francia ed in
Olanda, dal 1750 diventò il principale legno dell’ebanisteria inglese e poi dal
Luigi XVI di quella francese. Si utilizzarono lo Swietenia
mahagoni proveniente da Santo Domingo, Cuba e
Giamaica, e lo Swietenia macrophilla proveniente dall’Honduras, più morbido e
impiegato soprattutto per il fusto e poi impiallacciato con quello di Cuba,
preferito a quello di Santo Domingo perché più facile da lavorare. Nel 1722 se
ne importò per 276 sterline, arrivando nel 1800 a 17744 sterline. Il prezzo mutava e molto in base alla qualità
delle venature. Dal 1730 soppiantò il commercio del campeggio. Il Maggiolini lo
chiamava “mogano rosso”. Molto rilevante in ebanisteria fu l’importazione del
palissandro, che comparve nella placcatura dei mobili di lusso in Francia già
dal Cinquecento ed in quella dei mobili olandesi dal Seicento, ma soprattutto
in area tedesca esso era utilizzato per gli intarsi nel XVII secolo. Era
adoperato anche in Italia, per esempio per le famose placcature a quadrifoglio
dei mobili genovesi. Era denominato anche bois de violette e quello brasiliano
jacaranda. Anche il bois de rose è un palissandro, così chiamato perché durante
il taglio emana tale caratteristico odore (ricordiamo che il bois de rose è
un’essenza quasi estinta, protetta dal protocollo di Kioto e di cui è vietato
il taglio e in Italia è obbligatoria la denuncia delle scorte alla guardia
forestale). Dalla seconda metà del Settecento s’importò dalle Antille e dal
Venezuela il satinwood o bois satiné (citrino americano), che deve il suo nome alla
sua lucentezza dorata e all’effetto satinato che assume una volta lucidato. Fu
di gran moda per placcature ed intarsi o massiccio per arredi di lusso fino a
tutto l’Ottocento. Sempre nel Seicento giunse l’amaranto (specie delle Peltogine) usato soprattutto per torniture.
Ricordiamo altre essenze rare: il legno corallo arrivato in Francia dal 1750,
il legno serpente detto anche bois de lettres, il
legno zebra e quello pernice; tutti dal Settecento in poi. Dalla Virginia
giunse fin dal 1660 il noce nero, più resistente di quello europeo, la cui
importazione in Inghilterra aumentò dopo il duro inverno del 1709, che causò la
morte di molte piante di noce europeo, portando la Francia a vietarne
l’esportazione. Dal 1725 al noce nero si preferì il mogano. L’ininterrotta
foresta, che copriva il nord-est dell’America settentrionale dal 1625 al 1825,
fu disboscata per la metà, soprattutto per la fabbricazione di navi, che toccò
tra il 1768 e il 1773 la media di almeno 400 velieri l’anno. Dal Canada dopo il
1850 arrivò a Parigi la tuia, in alternativa a quella dell’Atlante. Anche in
liuteria ampio fu l’uso di legnami esotici, come ad esempio l’acero da zucchero
americano, per il fondo degli strumenti a corda, o il bosso zapatero, per quelli a fiato.
Molte specie furono trapiantate in Europa come il pioppo nero americano o il
Douglas, ecc. I legni d’importazione erano costosi, ad esempio il mogano veniva
selezionato all’origine scegliendo per l’ebanisteria una pianta ogni
quattrocento tagliate e si creò un’industria specializzata nella preparazione
delle assi e a volte della placcatura, che erano importate già segate. Al
momento del blocco continentale, voluto da Napoleone per danneggiare le
importazioni inglesi, il solo mogano, di cui l’Inghilterra era monopolista,
costituiva quasi il 40% delle entrate del commercio estero inglese.
Dall’Ottocento la creazione di mezzi di trasporto più moderni, come il battello
a vapore, e l’introduzione nel 1806 delle prime sfogliatrici meccaniche,
permise l’importazione a prezzi decisamente più convenienti.