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Nazario Sauro 14/b
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Queste schede tecniche d’antiquariato sono
state scritte dall’antiquario Pierdario Santoro
per la rubrica mensile edita sulla rivista
“L’Informatore Europeo”. L’originale è corredato da foto e didascalie, qui non
riportate.
Si
ringrazia per la collaborazione la Professoressa Mara Bortolotto, perito d'Arte
presso il Tribunale di Bologna (www.peritoarte.it).
Scheda di approfondimento.
Il
pianoforte, storia e tecnica. Autore Atanasio
Cecchini.
Consulenza
tecnica Orazio Cecchini.
Il pianoforte è stato inventato all’inizio del
XVIII° secolo dal padovano Bartolomeo Cristofori, e
di questo fatto, noi italiani ne dobbiamo essere orgogliosi. L’invenzione
consiste nell’aver creato una meccanica che, diversamente dal clavicembalo,
invece di pizzicare le corde, le percuote per mezzo di martelletti ricoperti di
pelle e feltro. Questo sistema permette di modulare la forza di impatto quindi
di ottenere suoni più o meno forti. La crescita del pianoforte come prodotto
commerciale di massa si verificò nei grandi stati industriali europei come
Inghilterra, Francia e Germania all’inizio del diciannovesimo secolo.
Specialmente in Inghilterra, che nell’epoca era già in piena era industriale,
si svilupparono le condizioni economiche e sociali che permisero la
pianificazione della produzione in serie dei pianoforti con il conseguente
abbassamento dei costi unitari e quindi l’accesso a questo prodotto di sempre
maggiori masse di persone. Nell’Inghilterra del XVIII°
e XIX° secolo era concentrata circa la metà di tutta
la ricchezza del mondo. Le sue flotte e i suoi eserciti avevano conquistato
enormi paesi e regioni da cui provenivano quantità pressoché illimitate di
materie prime pregiate a bassissimo costo, indispensabili per produrre beni di
consumo di alta qualità a prezzi competitivi. Ma non bastava produrre;
servivano anche acquirenti e questi certamente non mancavano in una potenza
industriale nella quale si stava affermando una ricca borghesia con determinata
propensione alla compera. Gli inglesi nel XVIII° e XIX° secolo erano talmente ricchi che ancora oggi si rimane
stupiti nel vedere quanti oggetti di antiquariato, risalenti a quelle epoche,
adornano le loro case.
Il pianoforte da sempre “status symbol”
sociale, non poteva sfuggire a questa logica e nell’Inghilterra del’epoca
georgiana e specialmente in quella vittoriana, era presente quasi in ogni casa.
Dal 1770, ebbero una grande diffusione per ragioni
di costo e di ingombro, i pianoforti a tavolo. Il suono di questi strumenti è
completamente diverso dalla sonorità ricca e pastosa dei loro cugini verticali
e a coda. In pratica questi pianoforti offrono le migliori prestazioni
esclusivamente suonando la musica che è stata espressamente per loro composta.
Questi strumenti non possono avere un uso concertistico in quanto il suono si
attenua notevolmente dopo pochi metri, ma sono molto adatti ad un uso
domestico: da qui il loro grande successo commerciale e la capillare diffusione
che ebbero nell’Inghilterra di fine ‘700. Il pianoforte a tavolo, lo “square piano”, è importante nella evoluzione commerciale
del pianoforte perché con esso lo strumento da élite divenne un bene di massa.
Il costruttore Johann Zumpe
già nel
I primi pianoforti a tavolo erano semplicemente
appoggiati su un supporto con quattro gambe, ma dal
I mobili dei pianoforti più costosi erano costruiti
con legni pregiati come mogano e acero e finemente decorati e intarsiati. I
nomi dei costruttori venivano dipinti o intarsiati: Clementi amava questo tipo
di decoro e ne fece largo uso. All’epoca esistevano decoratori specializzati in
questo tipo di pittura e intarsio che lavoravano per molti costruttori di
pianoforti a seguito di commesse quantificate a cottimo. Anche in Germania e
Francia esisteva, in questo periodo, una consistente produzione di pianoforti e
i costruttori si giocavano il mercato a suon di sponsorizzazioni. Spesso
regalavano strumenti a grandi musicisti contemporanei, veri veicoli
pubblicitari dell’epoca. Broadwood applicò costantemente
questo metodo di promozione dei propri pianoforti non solo in Inghilterra con
Clementi, ma anche all’estero. Nel 1817 inviò a Vienna come regalo per
Beethoven un pianoforte a coda. All’epoca i costruttori austriaci erano i
principali concorrenti nel mercato internazionale; collocare un piano inglese
in casa del maggior compositore viennese vivente era una vittoria commerciale
significativa.
Alla fine del ‘700 già maturavano i tempi per una
svolta tecnica epocale, molti costruttori brevettavano, inventavano e mettevano
in pratica idee innovative per migliorare questo strumento che era in piena
evoluzione. L’esigenza di aumentare il volume del suono, quindi la tensione
delle corde, obbligò i costruttori a dotare gli strumenti di telai in ghisa e tavole
armoniche di ampie dimensioni con il conseguente allungamento dei pianoforti a
coda che nei modelli da concerto arrivò fino a
Il cottage piano divenne incredibilmente popolare in
Inghilterra presso migliaia di famiglie piccolo borghesi che non potevano
permettersi l’acquisto di strumenti di maggior pregio.
Il pianoforte usciva dalla sua preistoria e si
avviava a diventare prodotto industriale. I notevoli investimenti finanziari
impiegati dalle fabbriche con le conseguenti e continue migliorie tecniche
delinearono un’accezione più univoca dell’idea dello strumento, mettendo fuori
gioco nel volgere di alcuni decenni le molteplici tipologie pianistiche
precedenti. Nasceva il pianoforte moderno, così come noi oggi lo conosciamo,
uno strumento poderoso e tecnicamente perfetto, sicuramente il “padre” di tutti
gli strumenti musicali.
Per chi desidera approfondire l’argomento,
consigliamo:
“Piano Dream, la storia
del pianoforte” di Atanasio Cecchini, distribuito da Pianosound S.r.l. Tel 0541/697859 – Fax 0541/694510 –
e-mail: info@pianosound.it
– www.pianosound.it.