Bologna, via
Nazario Sauro 14/b
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Queste schede tecniche d’antiquariato sono
state scritte dall’antiquario Pierdario Santoro
per la rubrica mensile edita sulla rivista “L’Informatore
Europeo”. L’originale è corredato da foto e didascalie, qui non riportate.
Si
ringrazia per la collaborazione la Professoressa Mara Bortolotto, perito d'Arte
presso il Tribunale di Bologna (www.peritoarte.it).
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Scheda di approfondimento.
Il tessuto.
Prima parte, cenni storici.
Tessuto dal
latino textilis, intrecciato. Si utilizzano materiali:
di origine animale, come vello e pelo (a base di cheratina), seta dal bozzolo
del baco da seta (a base proteica); di provenienza vegetale come lino, canapa,
cotone, rafia, ecc. (a base di cellulosa); artificiali come filo d’oro,
argento, vetro, il rayon, ecc; sintetici, più recenti, tratti in generale dal
petrolio.
Il tessuto è un
prodotto ottenuto intrecciando uno o più filati. Secondo
il metodo di lavorazione otteniamo intrecciando: un filo con se stesso la maglia semplice; più fili paralleli merletti, trecce, ecc; infine, per
mezzo di un telaio, più fili paralleli, detti ordito, con un filo continuo, denominato trama, che prosegue da un lato all’altro seguendo un disegno
prefissato, chiamato armatura,
producendo la stoffa propriamente detta. Non dobbiamo confonderci con il ricamo
ottenuto applicando fili per mezzo di aghi al fine di realizzare un disegno su
tessuti e sui pellami.
Anche i tappeti
sono eseguiti su telai, ma eseguendo annodature sull’ordito, e non utilizzando
il filo continuo di trama.
Cenni storici.
L’arte
della tessitura nasce con la storia dell’umanità stessa insieme alla necessità
di coprirsi. Adamo ed Eva cacciati dal paradiso terrestre si vestono dapprima
con foglie e poi con pelli. Sono ascrivibili al periodo Aurignacano, tra i 20.000
ed i 16.000 anni a.c,
i primi aghi senza cruna ritrovati. I primi tessuti sono di lino, databili intorno al
In
Sicilia si situò una delle migliori produzioni di tessuti in epoca normanna, di
cui resta il magnifico esempio delle vesti conservate a Vienna
ed a lungo servite per l’incoronazione degli imperatori del Sacro Romano
Impero, datate dal 1133 al
In Spagna dal
1200 al 1500 la produzione è denominata ispano-moresca per il forte influsso
dell’occupazione araba. Alla corte di Burgos si producevano le mezze sete, che
i pellegrinaggi all’importantissimo santuario di Santiago de Compostela
contribuirono a diffondere in tutta Europa. Le stoffe sono sempre state
utilizzate come merce di scambio, sia per il loro elevato costo, sia per la
facilità di trasporto. Queste stoffe dominate da disegni arabizzanti conobbero
una notevole diffusione; infatti, le ritroviamo raffigurate nelle opere di
Giotto, Cimabue e Duccio. Un’altra influenza determinante è quella
estremorientale. Nel XIII secolo Gengis Khan
conquistò gran parte dell’impero persiano, portando l’influenza degli stilemi
cinesi in Europa. È l’epoca di Marco Polo, ed a testimonianza restano numerose
stoffe cinesi e persiane, su modelli cinesi, conservate nei musei europei, tra
cui in quello di Perugia. L’uso della simbologia cinese si configura come primo
esempio di cineseria come poi si
svilupperà nel seicento ed ancor più nel settecento; naturalmente interpretata
secondo canoni estetici ed etici occidentali. Solo alla fine dell’ottocento
quella civiltà è stata organicamente studiata. Il motivo dominante tra la fine
del trecento ed il cinquecento è quello del melograno, con tutte le sue
implicazioni simboliche, e del fiore di cardo, il tessuto più utilizzato è il
velluto tinto in rosso con il kermes, importato dall’oriente, e la grana,
meno costosa proveniente da Maiorca, dalla Provenza, ecc. (tali colori erano ottenuti
da un insetto la cocciniglia). Dalla metà del cinquecento si cominciarono a
differenziare i motivi secondo la destinazione d’uso, più piccoli quando
destinati al vestiario; mentre la tipologia (lampassi, broccati, velluti) dei
tessuti restò indifferenziata e comunque preziosa. A Lucca ed a Venezia si
produceva ormai solo broccatello e lampasso; mentre a Genova si concentrava la
manifattura dei velluti. Con il seicento la divisione tra arti maggiori e
minori è ormai definitiva, portando ad un impoverimento dei temi trattati nei
tessuti; anche la divisione tra tessuti di diversa destinazione è ormai
stabilita, con l’uso del velluto esclusivamente per tappezzerie e dei tessuti
più leggeri per l’abbigliamento. Con la Controriforma i temi trattati sono codificati.
La grande riforma attuata da Jean-Baptiste Colbert, 1619-83, ministro di Luigi XIV, nel 1666 segnò
l’avvio di Lione, fiorente già dal quattrocento grazie anche a manodopera
italiana, quale maggior centro produttivo d’Europa. Qui si realizzò la “grande
fabbrica” dove decoratori, disegnatori, pittori, ecc, collaboravano alla
realizzazione di prodotti di altissima qualità. Ci rimangono pochi tessuti alla
Bérain, cioè a grottesche (Jean Bérain 1639-1711). Si iniziò ad incorniciare ed a racchiudere entro medaglioni i
vari temi. L’attività delle Compagnie delle Indie inglesi, spagnole, olandesi e
francesi portò, dalla fine del seicento, all’affermazione dell’esotismo,
ispirato non solo alla Cina, ma anche all’India; con il
Rococò questa tendenza giunse al suo massimo successo, soprattutto al suo
inizio, ma proseguendo in pratica per tutto il settecento. Intorno al 1730
incominciò una tendenza più naturalista, anche grazie all’invenzione del point-rentrè, ad opera di Jean Revel (1684-1751), che permise una resa tonale molto più sfumata ed adatta alla
trattazione dei fiori e delle piante. La produzione italiana fu da ora in poi
soggetta ai temi ed alle mode francesi; mentre l’Inghilterra cercò di
competere, grazie alle maestranze emigrate dopo la revoca dell’editto di Nantes
nel 1685. Tale contesa diede ottimi risultati verso la metà del settecento, ma
la difficoltà di approvvigionamento della seta portò ad un rapido declino già
alla fine del secolo. In Germania bisogna aspettare la seconda parte del settecento
per trovare produzioni consistenti, allorquando Federico il Grande chiamò ad
operare maestranze italiane, francesi ed austriache. La corte francese
organizzò attraverso il Garde-Meuble, le cui regole sono fissate da Colbert nel 1663, tutto l’approvvigionamento
degli arredi necessari, compresi quelli tessili. Tutte le corti europee
seguirono l’orientamento di Parigi, portando fiumi di denaro alle manifatture
francesi. I fornitori della corte erano più d’uno, anche per la
lentezza della produzione, a fronte dei metri e metri necessari alla
tappezzeria di una singola camera; un artigiano tesseva solo 8-