SCUOLA GENOVESE DEL XVII SECOLO.
Pendant di dipinti, ad olio su tela reintelati.
Un restauro di pulizia renderebbe i dipinti più leggibili e ne aumenterebbe il valore commerciale.
Misure tela cm 72x97 con cornice cm 90x114.
ANALISI PITTORICA
Giuseppe venduto dai fratelli è un soggetto pittorico molto diffuso nella scuola genovese del XVII secolo con opere attribuite a diversi artisti, tra cui Domenico Fiasella, Giovanni Andrea De Ferrari e Luca Saltarello. La scuola genovese del XVII secolo fu in grado di concretizzare in modo eccellente i moti d’animo e l’intimismo della religione.
L’artista di queste due opere è comprensibilmente legato al protagonismo della grande decorazione barocca genovese. Queste immagini energicamente avvolte da un chiaroscuro naturalistico dominate dai toni bruni e intensi, (caratteristico recupero del "caravaggismo") rappresentano un dramma al suo apice: Giuseppe, figlio prediletto di Giacobbe, viene venduto dai suoi fratelli a una carovana di mercanti Ismaeliti in viaggio verso l’Egitto (Genesi, 37: 12-28).
Le pennellate rapide che descrivono i vestiti e i copricapi esotici danno corpo e struttura alla materia pittorica: Il cammello rappresentato sullo sfondo nel dipinto N. 2 è un chiaro riferimento al passaggio della carovana dei mercanti.
Qui l’artista ha indubbiamente scelto una scala cromatica ridotta per adattarsi all’atmosfera cupa di questa tragedia familiare ispirata all’Antico Testamento.
L’inquadratura serrata con i personaggi a mezzo busto e la gestualità espressiva sono caratteristiche stilistiche del nostro artista che manifesta in quest’opera un barocco silenzioso, anziché spettacolare, in accordo con il dolore contenuto del piccolo Giuseppe.
RIFERIMENTI BIBLICI
Nei due dipinti l’episodio della vendita di Giuseppe è descritto come una sequenza cinematografica: nel primo i fratelli ricevono il denaro dai mercanti, nel secondo i mercanti lo portano via.
Questo modo di rappresentare la scena ci fa supporre che le due opere facessero parte di un ciclo più ampio, descrivente l’intera e complessa storia di Giuseppe.
Nel primo dipinto notiamo come il pittore abbia saputo descrivere nei volti dei fratelli il misto di soddisfazione e di avidità e in quello del mercante una sorta di compassione verso il fanciullo.
Nel secondo la scena acquista movimento e ben è descritto lo smarrimento del fanciullo che quasi incredulo cerca di aggrapparsi a uno dei fratelli.
In questo pendant è narrato un episodio della storia di Giuseppe ispirato alla “Genesi 37”, Secondo la divulgazione della tradizione jahvista, che vede la vendita diretta da parte dei fratelli e non di quella più ufficiale elohista, che recita:
Essi lo videro da lontano e, prima che giungesse vicino a loro, complottarono di farlo morire.
Si dissero l'un l'altro: «Ecco, il sognatore arriva! Orsù, uccidiamolo e gettiamolo in qualche cisterna! Poi diremo: Una bestia feroce l'ha divorato! … Allora Giuda disse ai fratelli: «Che guadagno c'è ad uccidere nostro fratello e a nasconderne il sangue? Su, vendiamolo agli Ismaeliti e la nostra mano non sia contro di lui, perché è nostro fratello e nostra carne».
I suoi fratelli lo ascoltarono. Passarono alcuni mercanti madianiti; essi tirarono su ed estrassero Giuseppe dalla cisterna e per venti sicli d'argento vendettero Giuseppe agli Ismaeliti.
Così Giuseppe fu condotto in Egitto.