SCUOLA EMILIANA FINE XVI SECOLO INIZIO XVII SECOLO BOTTEGA DI AGOSTINO CARRACCI.
“l’Incoronazione di Santa Caterina d’Alessandria con San Paolo, Santa Maddalena e San Giovannino. Dipinto ad olio su tela, pulito e reintelato, vedi foto: H, I.
Esaminato alla lampada di Wood; presenti alcuni restauri non invasivi.
Misure della tela cm 50x63.
Dalle analisi sui pigmenti del laboratorio di ricerca, diagnostica, analisi e consulenza per i Beni Culturali Art S.r.l. di Altavilla Vicentina (VI), il dipinto risulta essere stato eseguito tra la fine del XVI ed inizio del XVII secolo, vedi documento allegato.
L’opera rappresenta il matrimonio mistico di santa Caterina e mette a fuoco i suggestivi spunti contenuti nei testi celebrativi, che sono stati recepiti e variamente illustrati da una vastissima iconografia prodotta da innumerevoli artisti, dedicata alla giovane D’Alessandria, sempre caratterizzata da attributi iconografici quali la corona, il libro della donna sapiente, la ruota.
In quest’opera, la corona è ben visibile nella mano del Bambino Gesù che si appresta ad incoronarla, il libro lo preserva S. Paolo, la ruota e la Palma del martirio.
La giovane è qui rappresentata in tutta la sua bellezza sia fisica, sia delle vesti e delle sue ricchezze.
Il dipinto presenta le caratteristiche pittoriche di un seguace della scuola dei Carracci.
Esiste un’incisione originale a bulino, da un soggetto di Agostino Carracci, “Incoronazione di Santa Caterina d'Alessandria con San Giovannino, San Paolo e la Maddalena” con le medesime caratteristiche, realizzata da Benoit Farjat nel 1672; di cui si allega la documentazione, vedi pagina successiva n.3.
L’incisione rappresenta il soggetto a rovescio, come specchiato, questo avveniva nelle incisioni, che riprendevano dipinti importanti e molto richiesti. In un dipinto eseguito riprendendolo da un’incisione, la rappresentazione era, come nell’incisione stessa, specchiata.
Il nostro dipinto è realizzato nello stesso verso dell’originale, questo ci esorta alla conferma che chi ha eseguito l’opera contemplasse l’originale, altrimenti l’opera sarebbe capovolta come nell’incisione.
Notiamo diverse differenze tra quest’opera e l’incisione: l’assenza della ruota del martirio, la presenza di una bretella sulla spalla di San Giovannino, l’assenza del castello con due angeli in cammino nel panorama dello sfondo, e altri piccoli dettagli nelle posizioni e nei panneggi, come ad esempio quello ben evidente del mantello di San Paolo pendente fino a terra sul lato sinistro. Tali differenze sono scelte dell’artista, che interpretava il dipinto del maestro Agostino Caracci, replicandone l’opera per qualche committente, che ne aveva fatto richiesta alla bottega.
Dalle ricerche eseguite la tavola originale risulta perduta.
A. Carracci muore nel 1602. L’opera in esame eseguita alla fine nel XVI secolo o inizio XVII secolo, (come confermato dalle analisi sul colore), è stata eseguita nella bottega da un allievo o da un seguace di Agostino Carracci, che osservava l’originale.
Riscontriamo inoltre caratteristiche della bottega dei Carracci, nel contrasto colorato del chiaro scuro e nella scelta dei colori come il bellissimo colore rosso cinabro presente nel mantello di S. Paolo e nella veste della vergine Maria. Lo raffrontiamo inoltre nell’anatomia degli angeli, in particolare l’angelo dal volto coperto che sostiene il drappo della tenda, egregiamente eseguita sia nel disegno delle gambe che nell’uso del colore, offrendoci l’idea di una corposità quasi marmorea della piccola figura.
Il panneggio delle vesti di S. Caterina d’Alessandria è di buona qualità pittorica nell’esecuzione dei drappeggi. Il colore giallo e la sfumatura di rosa antico, presente nella parte interna del mantello, che le copre la spalla e scende lungo la schiena fino ai piedi della santa, sono colori che ritroviamo spesso nella bottega dei Carracci.
Possiamo constare come il dipinto necessiti di una pulizia, che ne evidenzierebbe il disegno ed i colori, rendendolo più leggibile ed aumentandone il valore commerciale.
Si evidenzia la presenza del cretto, che corrisponde come caratteristica al periodo di attribuzione dell’opera, mette inoltre in evidenza i vari ritocchi di restauro presenti sul volto e sul collo.