Alberto Sughi (Cesena 1928 - Bologna 2012).
Dipinto a olio su tela, in ottimo stato di conservazione, esaminato alla lampada di wood non presenta restauri.
Misure tela 140x140. più cornice 165x165
A retro: firma SUGHI 1967 "moglie e marito"; e etichette della Galleria Forni e della mostra tenutasi a Palermo a Palazzo Sant'Elia.
Esponente dei pittori italiani del “realismo esistenziale”, Alberto Sughi ha dedicato tutta la sua opera ai temi della solitudine umana: della incomunicabilità, della impossibilità di un dialogo, dell’alienazione, e in fondo, di una difficoltà di vivere. Temi che con lui esuberano da precise condizioni sociali, politiche e civili per andare a costituirsi come un male interiore di tutti i tempi e di tutte le stagioni dell’uomo. Il suo lavoro procede per cicli entro i quali intraprende e conclude temi iconografici specifici e mutazioni stilistiche. Nell’opera in esame siamo nel pieno realismo esistenziale, periodo in cui l’artista mette in scena momenti di vita quotidiana senza eroi. Enrico Crispolti nel 1956 inquadrò infatti la sua pittura nell'alveo del realismo esistenziale.
si dedica a una personale ricerca figurale dedicata al malessere interno dell’uomo e della società. Le periferie delle grandi città – che dovrebbero essere elemento di socializzazione e risultano invece luoghi di solitudine individuale – e figure umane solitarie e senza meta sono i suoi soggetti preferiti. Nel 1956 tiene la sua prima mostra personale a Roma. Cronaca sociale e malinconia esistenziale sono i soggetti anche delle opere che espone nel 1958 a Milano e nuovamente a Roma. I suoi quadri si fanno sempre più cupi e il racconto acquista toni gelidi e aspri. Agli inizi degli anni Sessanta l’opera di Sughi registra significative influenze da parte di Francis Bacon, sia nelle deformazioni fisiche dei soggetti ritratti sia nelle ambientazioni spaziali. Il suo lavoro procede per cicli entro i quali intraprende e conclude temi iconografici specifici e mutazioni stilistiche. Del 1971-1973 sono le cosiddette “pitture verdi” dedicate al rapporto uomo-natura; del 1975-1976 è il ciclo “La cena”; dell’inizio degli anni Ottanta è la serie “Immaginazione e memoria della famiglia”; dal 1985 lavora al tema denominato “La sera”: una amara riflessione dell’artista sul proprio ruolo e sul valore della stessa esistenza in una società in cui le risposte alle eterne paure e aspettative dell’uomo vengono cercate unicamente nel denaro, nella politica e nella scienza. Al tema della marginalità dell’arte sono dedicate le sue ultime opere. Tra le numerose mostre personali di Sughi si segnalano: Reggia di Caserta (1984); mostra antologica al Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo (Roma 1986) poi trasferita a Budapest e a Praga; Ferrara (1989); San Paolo del Brasile (1994); Urbino (2000); Firenze, Sansepolcro e Cesena (2003); Ravenna (2004); Parma (2005); Cesena (2007); Roma, Complesso del Vittoriano, (2007). I maggiori storici e critici dell’arte, da Mario De Micheli ed Enrico Crispolti fino a Maurizio Calvesi e Vittorio Sgarbi, si sono interessati del suo lavoro.